
Le vicende contestate sarebbero avvenute a Fasano
FASANO – Il Gup del Tribunale di Brindisi, Maurizio Saso, ha accolto la richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe De Nozza, ed ha rinviato a giudizio un maresciallo dei carabinieri, che all’epoca dei fatti era in servizio alla compagnia di Fasano, e due avvocati. Le ipotesi di reato a vario titolo per cui, chiuse le indagini preliminari, i tre sono stati rinviati a giudizio sono: abuso d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico.
Secondo le accuse, il maresciallo dell’Arma ogni volta che arrestava o denunciava una persona, avrebbe avuto l’abitudine di suggerire a questa il nome dell’avvocato da nominare. Si trattava di una professionista a cui il sottufficiale dell’Arma pare sia legato sentimentalmente. Una avvocatessa che sistematicamente veniva affiancata nella difesa da un altro avvocato fasanese.
Al graduato dell’Arma e all’avvocatessa viene contestato il reato di abuso d’ufficio “perché – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio –, in unione e concorso tra di loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, il primo nella qualità di maresciallo dei carabinieri all’epoca dei fatti in servizio presso la stazione Carabinieri di Pezze di Greco, e quindi nella qualità di pubblico ufficiale, la seconda nella qualità di istigatrice e, comunque, di determinatrice alla commissione del reato; in violazione, il primo, di una specifica regola di condotta espressamente prevista dalla legge, a tenore della quale costituisce grave infrazione disciplinare per gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria dare consigli sulla scelta del difensore di fiducia, intenzionalmente procurava alla seconda, a lui legata da relazione sentimentale, un ingiusto vantaggio patrimoniale”, in quanto l’avrebbe segnalata, quale avvocato di fiducia, alle persone che arrestava o denunciava.
Secondo quanto accertato dalla Procura e dai colleghi del maresciallo in questione, sono otto gli episodi relativi a presunti abusi d’ufficio commessi dal sottufficiale indagato.
Sono stati proprio i colleghi del maresciallo in questione ad avviare gli accertamenti dopo la segnalazione di un avvocato al diretto superiore del sottufficiale.
E prima ancora che gli accertamenti fossero conclusi, il sottufficiale indagato è stato trasferito in un’altra provincia della Puglia.
Nel corso degli accertamenti i militari dell’Arma hanno sentito a sommarie informazioni otto fasanesi, che risultano tra le parti offese, che hanno riferito che il sottufficiale gli aveva indicato il nome del difensore da nominare. Procurando, secondo gli inquirenti, un ingiusto profitto alla sua compagna e, indirettamente, anche al collega a cui l’avvocatessa era solito associarsi nelle difese.
L’ipotesi di reato di falso ideologico in atto pubblico viene, invece, contestata al solo maresciallo dei carabinieri.
“Al fine di commettere il reato di abuso d’ufficio – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – e di far conseguire all’avvocatessa a lui sentimentalmente legata gli ingiusti vantaggi patrimoniali, formava un atto pubblico ideologicamente falso nella parte del verbale di arresto (o di denuncia, ndr) attestando falsamente che la persona arrestata o denunciata avesse nominato suo difensore di fiducia l’avvocatessa in questione, professionista che mai prima di allora lo aveva difeso , anzi del tutto sconosciuto all’indagato”.
L’udienza preliminare è stata fissata per il 7 giugno 2022. In quella sede il Gip dovrà decidere se mandare o meno a processo i tre indagati.