Mastodontica prova attoriale di Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo in un’opera teatrale intensa e coinvolgente.
FASANO – Due uomini che si raccontano. Sono uomini potenti (due pontefici), eppure fragili come tutti gli esseri umani, con le loro debolezze e i loro peccati.
È andato in scena ieri (7 dicembre), al Cinema Teatro Kennedy, il primo appuntamento della nuova Stagione di Prosa, approntata dall’Amministrazione in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.
Mastodontica l’interpretazione di Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, rispettivamente nei panni – complessi – di Benedetto XVI e dell’ancora cardinale Bergoglio.
A completare il cast, Anna Teresa Rossini nel ruolo di suor Brigitta, Ira Frontes in quelli di suor Sofia e Alessandro Giova che interpreta l’assistente del papa.
Di grande effetto la scenografia di Alessandro Chiti, che ha riprodotto alcuni dei luoghi simbolo del Vaticano. Sobria e lineare la regia firmata da Giancarlo Nicoletti.
La storia di “I due papi” – adattamento dal testo di Anthony McCarten – è ambientata ai giorni che precedettero le dimissioni di Benedetto XVI.
Da una parte c’è Ratzinger, irriconoscibile nella sua umanità.
Pur di non affrontare le sfide che la Chiesa gli sta ponendo innanzi, preferisce rifugiarsi in totale solitudine tra i suoi scritti e l’imperdibile Commissario Rex in tv.
Dall’altra c’è Bergoglio, che ha deciso di dimettersi dalla carica di cardinale perché non vede alcuna possibilità che avvenga il fondamentale cambiamento della Chiesa.
Per dimettersi però è necessaria la firma del papa, che invece non arriva.
Ratzinger ha un piano diverso per Bergoglio: in cuor suo lo ha già scelto come suo successore.
Si dimetterà – a sette secoli dal rifiuto di Celestino V – solo se avrà la certezza che il cardinale argentino accetterà di restare nella Chiesa e prendere il suo posto.
Così, lo invita a Castel Gandolfo per affrontarlo.
Non possono essere più diversi: il pontefice tedesco che crede nella forza della preghiera, che può guarire anche le colpe più tremende, l’eminenza argentina che brilla per modernità e voglia riformatrice.
E da questo momento che il testo, pur nella sua complessità, diventa uno splendido vis a vis tra due coscienze, che scavano e si lasciano scavare vicendevolmente.
Dubbi esistenziali ed etici, confronto tra lo spirito e il quotidiano. Dio e l’uomo.
Mettendo per una volta da parte, lo scontro – stereotipato? –, i due uomini di fede, tradizionalista e ultra conservatore il tedesco, audace innovatore l’argentino, riusciranno a trovarsi.
E alla fine il piano ordito da Benedetto XVI si realizza. Habemus Papam. Anzi, due.
Fotoservizio di Mario Rosato