
Ieri sera la riproduzione del musical rock, campione di premi e censure, a cura della Compagnia SenzaConfine
FASANO – Paura, rabbia, amore. Tutto risuona amplificato nella grancassa dell’adolescenza che è andata in scena ieri sera (27 gennaio) al Teatro Sociale con “Spring Awakening”.
Tratto da una controversa opera di Frank Wedeking, scritta nella Germania di fine ‘800, e diventata un Musical vincitore di otto Tony Awards, “Spring Awakening” porta in scena il dramma della pubertà adolescenziale, vissuta in sfaccettature più cupe che dolci.
Il primo atto si apre con la protagonista, la giovane Wendla (Annalisa Cervellera), che ingenuamente chiede alla mamma come nascano i bambini, con quest’ultima che stretta dalla rigida morale stenta ad ammettere la verità.
Quello di Wendla è un mondo ostile, dominato dalla paura del peccato, ed è lo stesso che condivide col giovane ribelle Melchior (Alessio Pantaleo), che sfida il professore di latino per aiutare il suo amico Moritz (Domingo Sibilio), tormentato ed eccitato al tempo stesso dai suoi primi sogni erotici. Sogni che presto si trasformano nell’incubo di affrontare una vita che non sembra fatta per lui.
C’è la violenza subita in silenzio da Martha (Silvia Pugliese), che teme di far la fine della reietta Ilse (Sonia Pugliese), e ci sono tabù innocenti fra giovani ragazzi e ragazze.
Le ragazze, d’altro canto, sognano un ragazzo come Melchior, ma lui è destinato a Wendla, che sul prato – e nel fienile – avrà l’occasione di scoprire sentimenti peccaminosi mai provati prima. Sentimenti che la porteranno ad affrontare un percorso difficile, che si scontrerà con un triste epilogo.
È un musical in cui dissacrare la moralità cristiana diventa quasi magnetico per i giovani, che si scontrano con l’ipocrisia di chi, da adulto, sembra non ricordare la propria pubertà. Non stupisce che lo stesso abbia ottenuto molte censure per la sua scabrosità e per la vastità dei temi che tratta, dallo stupro all’aborto, dall’omosessualità all’autoerotismo.
Spring Awakening, in cui protagonista diventa la giovinezza ribelle – e le canzoni e i testi curati da Duncan Sheik e Steven Sater sono lì a testimoniarlo – è un inno al profano, uno schiaffo alla fredda rigidità etica rappresentata da un albero imponente, ma morto a causa dei rigori invernali. L’attesa non può che rivolgersi, infine, verso una primavera che porterà con sé una nuova consapevolezza di se stessi.
Un musical ragionato e di successo per la Compagnia SenzaConfine, diretta da Teresa Cecere e David Marzi, per quella che è stata una serata piovosa ma sold-out, e che avrà senza dubbio modo di ripetersi.
Fotoservizio a cura di Francesco Schiavone.
















