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Una riflessione sul ruolo delle istituzioni
FASANO – La morte delle 13enne che, nel tardo pomeriggio di domenica 20 novembre, si è tolta la vita nel bagno della sua casa a Monopoli, ha scosso non poco l’opinione pubblica pugliese. A tal proposito riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata da una madre fasanese che invita tutti quanti a riflettere.
“Qualche giorno fa ho letto la notizia di una bambina che a Monopoli si è tolta la vita perché, a quanto pare, vittima di episodi di bullismo.
Mi sono soffermata a leggere anche tutti i commenti dei lettori, la maggior parte dei quali hanno puntato il dito verso i genitori dei presunti bulli…
Chi ha commentato, però, forse non sa neanche cosa succede all’interno delle scuole.
Vi racconto la mia esperienza che mi auguro serva solo a far riflettere tutti quanti. Lungi da me a voler puntare il dito contro qualcosa (la scuola) o qualcuno (chi opera all’interno della scuola).
Quattro anni fa, io e la mia famiglia abbiamo dovuto affrontare un grave lutto: uno dei miei figli si è tolto la vita.
Dovevamo cercare di riprendere la vita in mano perché non avevamo scelta. Una cosa per niente facile, perché il dolore è logorante, troppo forte … ve lo posso assicurare … e non passa.
In quel periodo la mia figlia piccola aveva iniziato a frequentare la scuola media.
Vi posso assicurare che la scuola non l’ha aiutata per niente … anzi …
Mi sono ritrovata con questa ragazzina che tutti i giorni tornava da scuola distrutta.
Tutte le mattine piangeva perché non voleva andare a scuola.
La cosa più triste è che questo disagio partiva dal plesso scolastico. Erano i docenti che ogni giorno accusavano mia figlia di un episodio nuovo … e giù con note e punizioni.
Se gli stessi comportamenti venivano attuati da altri studenti, invece, non veniva preso alcun provvedimento.
Un giorno, addirittura, qualcuno a scuola si è permesso di farle domande personali sulla famiglia … domande molto delicate se rivolte proprio ad una ragazzina …
In tutto ciò anche i compagni di classe ci hanno messo del loro, andando a raccontare ai docenti episodi veri e non veri e dando adito a pettegolezzi e chiacchiere.
Anche gli stessi docenti sono andati a chiedere informazioni a persone estranee, senza mai parlare con mia figlia, ma anzi puntandole sempre il dito contro, a prescindere se avesse o meno torto nelle azioni che compiva e senza tenere minimamente conto del disagio che stava vivendo in quel momento della sua vita.
Ho tentato molte volte di parlare con i docenti, ma alla fine tutti i loro buoni propositi non si sono tramutati in realtà. Pensavano più ai voti che davano a mia figlia … voti che per me non avevano alcuna importanza vista la situazione che stavamo vivendo.
Avevo dei figli che non andavano più neanche in bagno da soli, figuriamoci, quindi, se potevo pensare al voto dato loro da un insegnante.
Tutto questo è andato avanti per tre lunghi anni.
Un giorno ho deciso di andare a parlare con il preside, il quale ha cercato di tranquillizzarmi.
Col passare del tempo, però, la situazione invece di migliorare è peggiorata ancor più.
Anche l’ultimo giorno di scuola (per farle sostenere l’esame ho dovuto pagare un insegnante privato che l’ha preparata) hanno cercato in tutti i modi di metterla in difficoltà con una docente (che sapeva benissimo quello che era accaduto a mia figlia e alla mia famiglia) che le ha detto “sai benissimo come sono andati questi tre anni”, facendola scoppiare in lacrime.
Mi chiedo: se ci sono questi ragazzi bulli, cosa non va?
Cosa sta succedendo a questi ragazzi?
Siamo sicuri che frequentano sempre posti sani?
Anche noi genitori sicuramente commettiamo degli errori, però forse anche in altri contesti, oltre che in famiglia, probabilmente ci si dovrebbe comportare diversamente, soprattutto in quegli ambienti dove si è obbligati a stare.
Personalmente conosco la sofferenza che i genitori della ragazzina di Monopoli stanno affrontando.
Le spiegazioni non esistono … a volte a questi ragazzi, nonostante l’amore che i genitori possano dare loro, non viene dato il giusto ascolto da chi dovrebbe, invece, darlo.
Dimenticavo: adesso mia figlia ha iniziato un nuovo percorso di studi, fortunatamente ha trovato sul suo nuovo cammino persone che le hanno dato fiducia e sta ottenendo dei buoni risultati.
Perdonate questo mio sfogo … ma non potevo farlo prima”.
Una mamma fasanese