
Il sindacato Cobas: “Chiediamo l’immediato ritorno a lavoro di tutti i lavoratori licenziati illegittimamente”
FASANO – Un altro fasanese dipendente della Gial Plast è stato reintegrato nel posto di lavoro dopo essere stato licenziato dalla azienda a seguito della interdittiva antimafia del marzo 2019.
A comunicarlo è il sindacato Cobas di Brindisi che in una nota “esprime una grande soddisfazione per la vittoria al Tribunale di Brindisi del lavoratore licenziato dalla Gial Plast, rappresentato dall’avvocato Giacomo Greco”.
“Il dipendente era stato licenziato ad Aprile dello scorso anno in seguito alla misura di interdittiva antimafia che aveva colpito l’azienda Gial Plast – si legge nella nota del sindacato Cobas -. Faceva parte di una lista di licenziati di 30 nomi , di cui 3 del cantiere di Fasano. Tutti e tre i lavoratori del cantiere di Fasano hanno vinto le loro cause in tribunale ed aspettano di rientrare al loro posto di lavoro. L’azienda fin dal primo momento aveva affermato che i licenziamenti erano stati chiesti dalla Prefettura di Lecce come indirizzo esplicitato all’interno della misura di interdittiva antimafia . Questo aspetto – prosegue la nota – è stato totalmente smentito dalla stessa Prefettura di Lecce in un verbale sottoscritto con il Cobas l’estate scorsa ; la Prefettura di Lecce afferma nel verbale che i licenziamenti la Gial Plast li ha realizzati in piena autonomia. Il Cobas fin dal primo giorno ha sostenuto che i licenziamenti erano illegittimi in quanto l’azienda non poteva licenziare per il solo fatto che 20 ed oltre anni fa i lavoratori avevano commesso degli errori , ma ampiamente pagati con la giustizia. Tutte le cause svoltesi in Puglia nei tribunali di pertinenza di Lecce, Brindisi, Foggia, hanno visto vincere i lavoratori con le motivazioni che avevamo riportato nei nostri comunicati fin dal primo momento. Le sentenze dei tribunali a favore dei lavoratori trovano di fatto il sostegno nella ultima sentenza della Corte di Cassazione su ricorso della Prefettura di Lecce. La recente sentenza della Cassazione – si spiega nella nota – conferma che la figura di Commissario sulle attività di Gial Plast è stata istituita dal tribunale di Lecce per evitare possibili infiltrazioni mafiose ai giorni nostri , non colpisce fatti e persone risalenti a 20-30 anni fa. Dopo le vittorie ottenute in tribunale al primo grado arrivano ai lavoratori le proposte oscene da parte di GialPlast . La società chiede ai lavoratori vittoriosi al primo grado che per essere riassunti devono rinunciare agli stipendi dei mesi rimasti a casa; oltre al danno anche la beffa , perché se i lavoratori accettano devono restituire all’Inps la disoccupazione ricevuta . La battaglia di civiltà sostenuta dal Cobas – conclude la nota del sindacato – in tutto questo tempo continuerà fino a quando l’ultimo dei lavoratori licenziati non sarà tornato al suo posto di lavoro. Il Cobas chiede l’immediato ritorno a lavoro di tutti i lavoratori licenziati illegittimamente e che venga restituita a loro la dignità profondamente danneggiata da Gial Plast”.