Il critico d’arte ha portato in scena al Kennedy la lezione-spettacolo sul “genio imperfetto” di cui ricorre il cinquecentenario
FASANO – Vittorio Sgarbi torna a Fasano con la lezione-spettacolo su Leonardo Da Vinci, dopo le performance dedicate a Caravaggio e Michelangelo. Le sue reazioni sui social, o in tv, dividono. Ma, quando sul palco veste i panni di critico d’arte, mette tutti d’accordo e convince il pubblico. L’evento, nell’ambito della stagione di prosa promossa dal Comune di Fasano e dal Teatro Pubblico Pugliese, si è tenuto ieri sera al Teatro Kennedy.
Sgarbi ha ideato un format che si adatta a nuove proposte di narrazione, restando comunque fedele al trio che coinvolge Valentino Corvino al violino e il visual artist Tommaso Arosio. Il teatro si trasforma in galleria d’arte: Sgarbi passeggia tra i pannelli in alta definizione, prestando alla tecnologia le opere di Leonardo che raccontano la nostra identità culturale.
Nel 2019 ricorre il cinquecentenario della morte di un talento universale che, dal Rinascimento, non smette di dimostrare la sua contemporaneità. Leonardo Da Vinci è stato un uomo del futuro: il suo corpus di opere è eclettismo puro e mistero. Sgarbi ne spiega le intuizioni, raggiungendo la comunione tra forma e psicologia di un autore, ingegnere, pittore e scienziato, che ha stabilito il vero contatto con l’assoluto nelle sue opere.
Il critico, in apertura, lo paragona a Duchamp, avvicinando così due rivoluzionari dell’arte che attiene all’esperienza concettuale. Per Leonardo infatti la “pittura è una cosa mentale” capace di sfidare la morte, perché è stata costante la sua intenzione di seguire con la mano la conoscenza divina. Si è trattato quindi di una ricerca in grado di dimostrare che uomo e Dio possono coincidere.
Sgarbi definisce Leonardo “un genio imperfetto” che non ha portato a termine quasi niente, servendosi delle pagine di Giorgio Vasari. Pensiamo alla “Adorazione dei Magi”, al “San Girolamo” e anche alla Monna Lisa su cui sono evidenti tre ripensamenti prima di arrivare alla versione iconica che conosciamo. Si è impegnato in pittura con più credibilità perché aveva delle consegne da rispettare, ma la sua indole lo portava sempre a disattendere gli impegni per dedicarsi all’approfondimento di nuovi stimoli. Aveva una personalità vulcanica, tanto da iniziare la sua carriera da cantore e suonatore di lira. A Leonardo interessavano i problemi irrisolti tanto da renderlo un dilettante pensatore del Rinascimento, eppure suo stesso simbolo ancora oggi, perché si è fatto interprete del suo tempo e contemporaneamente speculatore. Per queste ragioni incarna la frenesia dell’uomo del presente.
Sgarbi non ha risparmiato le incursioni sull’attualità, seppur più contenute stavolta, ricordando quella voluta differenza tra Sgarbi “personaggio” e “uomo”. Ma è proprio quest’ultimo a fare un’operazione magica di apertura dell’arte al grande pubblico, restituendo un’immagine senza tempo e umana degli artisti raccontati: l’arte va compresa per sganciarsi dal pregiudizio che appartenga solo a pochi. Per questo la sua lezione-spettacolo è ormai un appuntamento atteso e il prossimo anno tornerà a Fasano con Raffaello, di cui ricorre il cinquecentenario nel 2020.
Fotoservizio di Mario Rosato