
Al Cinema Teatro Kennedy la nota cantautrice romana protagonista del monologo “Mi amerò lo stesso”
FASANO – Nonostante tutto, tra errori e debolezze, amarsi è fondamentale. Perché saper amare se stessi significa saper amare gli altri. Una suggestiva e intensa chiave di lettura ha regalato lo spettacolo Mi amerò lo stesso, portato in scena ieri, 5 dicembre, sul palco del Cinema Teatro Kennedy da Paola Turci.
La nota cantautrice romana è stata la protagonista del terzo appuntamento in cartellone nella Stagione di prosa 2022/2023 che l’Amministrazione comunale di Fasano ha approntato in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.
Un monologo, realizzato con Alessandra Rucco e diretto da Paolo Civati, tratto dal libro che porta lo stesso titolo, che rappresenta una sfida emozionale differente per chi è abituato, come la Turci, solamente a cantare. Una sfida vinta, che regala intensità emotiva e spunti di riflessione.
Un racconto che si sviluppa partendo dall’infanzia, abbastanza tranquilla, in una famiglia normale – così come lo sono tutte le famiglie – fatta di un padre giocherellone, una madre rigida e una sorella maggiore.
L’adolescenza di Paola è già un po’ più turbolenta, oppressa da una madre oppressiva che la obbliga a fare una scelta: la scuola (che garantisce un futuro) al posto della musica (che non è un lavoro). Ed è lotta aperta con la genitrice: Paola, con tutte le fragilità del caso, infila una scelta sbagliata dietro l’altra, s’innamora, o meglio crede di innamorarsi, di un ragazzo, Luca che le regalerà i primi tormenti e le prime sofferenze.
Ma Paola, che è alla continua ricerca della diversità e non ci sta ad essere incasellata in una vita “normale”, finalmente intraprende la sua strada: la musica. I primi concertini, durante i quali interpreta le canzoni delle sue icone: da Tracy Chapman a Sade fino a Patty Smith. Di lì, il passo ai concerti veri è un soffio: la prima partecipazione a Sanremo. Il successo.
Ma ecco che la vita riserva sempre sorprese non volute. È l’agosto del 1993 quando accade l’imprevedibile: Paola è vittima di un drammatico incidente automobilistico che le lascerà il bel viso sfigurato. Il racconto è affidato alla voce metallica registrata della stessa Turci. Scelta registica comprensibile: ripercorrere ogni volta sulla scena quell’avvenimento è dura.
Stesa su quel letto d’ospedale la donna è assalita dall’impotenza e dalla disperazione. Nessuna consolazione se non andare alla ricerca proprio di quella normalità schivata per tutta la vita. Paola si ricostruisce – anche fisicamente – e torna a nuova vita.
Ed eccola, una nuova e ancora bellissima Paola Turci. Meravigliosa quando imbraccia la sua chitarra e regala il suo mondo fatto di note. «Perché io sono libera e mi amerò lo stesso».

