
Ieri sera il primo appuntamento del Locus nel Parco Archeologico di Egnazia
FASANO – Un soffio di vento, ma non di quelli che porta dolore, come cita uno dei suoi brani più famosi, ma di quelli che porta una ventata di aria fresca. Questa è la musica di Dario Brunori, in arte Brunori Sas, che ieri sera (6 agosto) ha acceso le luci sul Locus Festival al Parco Archeologico di Egnazia, nella prima di due tappe – l’altra stasera con Caparezza – che porta spettacolo nel caldo agosto fasanese, nell’ambito dell’ampio cartellone di “Wow! Fasano” proposto dall’amministrazione.
Ad aprire lo spettacolo le esibizioni, forse eccessive nella durata per quanto apprezzabili, in salsa indie del cantautore romano Mox, con le canzoni “Lacci”, “Vita facile”, “Luglio”, “Ultimo mambo a Milano”, “Di notte”, “Qualcosa di speciale”, “Poesia d’acqua”, “Mara”, “Fino a quando il cielo esiste”, “San Lorenzo” e “Ad Maiora”, tutte tratte dagli ultimi due album Vita Facile e Figurati l’amore, e la cantautrice pugliese Galea con “Femminuccia”, “Soffrire bene”, “Il rimedio migliore”, “I nostri 20” e “L’amore è tutto qui”.










Un concerto di un paio d’ore dove Brunori è stato accompagnato sul palco dai musicisti dell’Orchestra Sasadei, con una scaletta che spazia nel repertorio degli ultimi album del cantante cosentino. Nella sua serata – unica tappa in Puglia – parte subito con i pezzi più famosi e “rock”, come ama definirli, dell’Album Cip! (2020) e A casa tutto bene (2017). Il cantautore calabrese parte con uno degli ultimi brani, “Al di là dell’amore”, per poi abbracciare il pubblico con una preghiera in “Benedetto sei tu”. Fra i temi il senso di spaesamento che si ritrova in “Lamezia Milano”, il fascismo de “L’uomo nero” e la leggerezza de “Il mondo si divide”. Ed ancora “Capita così”, “Sabato bestiale”, “Bello appare il mondo”, “Il costume da Torero”, “Fuori dal mondo”, “La vita liquida”, “Quelli che arriveranno” e molti altri ancora, fino al termine con “Kurt Cobain” e ”Secondo me”.









Brunori scherza col pubblico, definendosi l’Eletta Lamborghini del cantautorato, e scatenandosi sulle sue stesse note più degli stessi presenti, ricordando a tutti che bisogna tirar fuori il fanciullino che è in noi.
Tutto questo senza dimenticare le proprie origini musicali, con “Come stai”, che ci riporta all’album di esordio del cantautore, primo della trilogia di volumi che ci rende partecipi della sua musica. Con “Guardia ’82” il cantante commuove il pubblico, che danza con le luci dei telefoni per ricordare gli anni di Pertini e Bearzot.









Che si parli di politica – dal tema dell’immigrazione ai rigurgiti razzisti -, di temi affettivi – dall’amore alla perdita dei propri cari -, del potere salvifico della musica, Brunori piace e convince ancora una volta.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.






