Progetto “Intrecci di musica e letteratura”, Teatro Kennedy sold out per il nuovo spettacolo del liceo dedicato al cinquecentenario di un genio universale
FASANO – Avevamo lasciato il liceo “L. da Vinci” con la proposta de “Il poliziotto con la chitarra”, lo spettacolo dello scorso anno dedicato al fasanese Franco Zizzi, vice-brigadiere della scorta di Aldo Moro ucciso il 16 marzo 1978. Quest’anno una carica di circa cento studenti è tornata sul palco del Teatro Kennedy con un omaggio al genio di Leonardo da Vinci, che dà il nome all’istituto diretto da Maria Stella Carparelli e di cui nel 2019 si celebra il cinquecentenario.
Dopo una trilogia sulla canzone d’autore e sul teatro civile, ieri sera è andato in scena “Leonardus Vinci Academia“, il racconto di un talento universale che, dal Rinascimento, non smette di dimostrare la sua contemporaneità. Si tratta di uno spettacolo inedito, realizzato dopo un lavoro di ricerca puntuale che ha indagato le più autorevoli testimonianze su Leonardo, permettendo ai ragazzi di apprezzare “la passione ribelle di un genio imperfetto”.
Al centro della scena è allestita una classe. Gli studenti ricevono un messaggio da Leonardo da Vinci che preannuncia il suo arrivo. E infatti sul ritmo dei Timpanisti Fajanensis, ospiti della serata insieme all’associazione U Panaridd, entra in scena quasi in un’atmosfera magica per iniziare un viaggio che permetterà ai ragazzi di conoscerlo, e al tempo stesso di difendere la scuola e la cultura. Questo spettacolo è un antidoto alla sciatteria. I docenti coordinatori Michele Iacovazzi, Mina Corelli, Mara Ferrara e Loredana Lezzi non hanno avuto paura di approfondire, hanno osato e il pubblico li ha seguiti in silenzio, perché d’altronde è questo l’esercizio che ci insegna il teatro.
Nel corso della serata è emerso quanto Leonardo Da Vinci, interpretato da Gabriele Cacucci, sia stato un uomo del futuro: il suo corpus di opere è eclettismo puro e mistero, il vero contatto di un autore, pittore, ingegnere e scienziato con l’assoluto. La narrazione è stata accompagnata dalla musica dal vivo, dall’esecuzione di brani come “Il maestro” di Renato Zero e “Argento Vivo” di Daniele Silvestri e da coreografie originali.
Ma al tempo stesso è stata raccontata l’umanità e l’imperfezione di Leonardo, in quanto non ha portato a termine molte cose spinto dalla sua indole che lo portava spesso a disattendere gli impegni per dedicarsi all’approfondimento di nuovi stimoli. Pensiamo alla “Adorazione dei Magi”, al “San Girolamo” rimasti incompiuti e anche alla Monna Lisa su cui sono evidenti tre ripensamenti prima di arrivare alla versione iconica che conosciamo. A tal proposito Mariasole Corelli ha interpretato la Gioconda in un monologo convincente e che, per acume, sembra una nuova puntata de “Le Beatrici” di Stefano Benni.
I ragazzi, che in scena sono stati attori, cantanti, musicisti, scenografi, ballerini, costumisti e grafici, hanno trasmssso la personalità vulcanica di Leonardo, che ha persino iniziato la sua carriera da cantore e suonatore di lira. A Leonardo interessavano i problemi irrisolti tanto da renderlo un pensatore del Rinascimento, perché si è fatto interprete del suo tempo e contemporaneamente speculatore. Per queste ragioni incarna la frenesia dell’uomo del presente. In “Leonardus Vinci Academia” è stata evidente anche la prospettiva pacifista e ambientalista di Leonardo, che è stato un precursore del progressismo e dell’emancipazione di genere, aperto al mondo e capace di insegnarci a non vedere più confini.
Questo spettacolo è stato un profondo viaggio colto e al tempo stesso pop nell’importanza dello studio, dell’innovazione e dell’amore libero, con precisione artistica chirurgica ma colorata, che va a fondo ma vola leggera. Interessante l’intuizione di descrivere dal vivo alcune opere di Leonardo, attraverso l’interpretazione dei ragazzi ora coinvolti nella tela della “dama con l’ermellino”, ora in quella dell'”Ultima cena” (che possa diventare un nuovo format teatrale per divulgare l’arte?).
Il liceo “L. da Vinci” ha portato sul palco del Kennedy un lavoro corale che è una ventata di ottimismo, perché conferma quanto la scuola sia un fortino per la creazione di una prospettiva basata sugli imprescindibili valori della cultura, della responsabilità, della difesa della libertà e dell’utilità anche degli errori. E questo Leonardo, genio imperfetto, ce lo ha insegnato bene.