
Buona prova dell’attrice nel libero adattamento della commedia di Aristofane, secondo appuntamento della Stagione di Prosa fasanese
FASANO – Eros contro Thanatos. Femmine contro maschi. Sono queste le contrapposizioni – vecchie come il mondo ma sempre attuali – al centro della libera rivisitazione firmata da Ugo Chiti della Lisitrata di Aristofane.
La celebre commedia dell’autore ateniese è stata presentata ieri, 21 novembre, al Cinema Teatro Kennedy, secondo appuntamento della nuova Stagione di Prosa organizzata dal Comune di Fasano in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.
Nel ruolo della protagonista Amanda Sandrelli, che ha regalato al personaggio, con misura, tutta la modernità di Lisistrata, donna coraggiosa – Non esistono al mondo creature più sfrontate delle donne –, istintiva, dotata di intelligenza visionaria e soprattutto emancipata.
Brava e convincente la Sandrelli, alla quale però è mancata quell’allure scenica che rende indimenticabile un’interpretazione.
Assieme a lei, in scena, in rigoroso ordine alfabetico: Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Lucianna De Falco nel ruolo di Spartana, Dimitri Frosali, Gabriele Giaffreda, Elisa Proietti, Massimo Salvianti e Lucia Socci.
Nucleo centrale della storia è l’audace ma geniale sciopero del sesso, ideato dalla stratega Lisistrata (“scioglitrice di eserciti”, nomen omen), e proposto alle donne di Atene e non solo.
Scopo della protesta è quello di convincere i propri uomini a mettere fine alla ventennale e logorante guerra tra Atene e Sparta.
Alla incertezza iniziale delle donne segue addirittura l’occupazione dell’Acropoli e l’intenzione di amministrare il denaro pubblico. «Che c’è di strano? Non siamo noi ad amministrare tutto il bilancio di famiglia?», risponde la protagonista a un perplesso Commissario inviato per negoziare la resa delle reazionarie.
A nulla servono le trattative, almeno fino a quando – con l’intercessione degli ambasciatori delle parti in guerra – l’estenuante astinenza dei maschi li porta a posare definitivamente le armi.
Grazie alla mediazione della furba Lisistrata, la pace è dunque fatta, perchè «Le donne sono più adatte a far nascere che a far morire, con questo limite la pace ci viene naturale».
Indovinata la scelta registica di semplificare e svecchiare i dialoghi, doppi sensi compresi, dall’odore di chiuso dovuto ai venticinque secoli d’età del testo – che rimane sempre magnifico –, così come l’ambientazione che, per linguaggio e costumi, è stata spostata in una qualsiasi città toscana al tempo del fascismo. Il risultato è stato uno spettacolo godibile.
Fotoservizio di Mario Rosato.
































