
Il legale assiste, insieme all’avv. Maria Rosaria Olive, i familiari della fasanese sulla cui morte sono in corso indagini della Procura.
FASANO – Con riferimento all’articolo pubblicato ieri dal titolo “Presunto caso di malasanità: riesumato il corpo di una fasanese” riceviamo dall’avv. Mauro Blonda (uno dei legali che assiste i familiari della 71enne deceduta il 23 febbraio 2017) la seguente nota di rettifica che pubblichiamo integralmente:
Spett.le Redazione, con riferimento all’articolo pubblicato da Codesta Testata in merito all’inchiesta in corso sul decesso della sig.ra F.A. (https://gofasano.com/cronaca/presunto-caso-di-malasanita-riesumato-il-corpo-diuna-fasanese/4034/), nell’interesse dei congiunti della defunta (ma, mi sarà consentito, anche per quel senso di onestà e giustizia che, specie in casi come questi, dovrebbe orientare l’agire di tutti), mi permetto di rappresentare quanto segue.
L’articolo in questione, evidentemente rettificato su “suggerimento” (o, forse, pressione…) di qualcuno che vi abbia interesse, ha subìto delle modifiche determinanti la falsificazione degli accadimenti che hanno preceduto il decesso della compianta F.A., riportando i fatti in maniera non veritiera e quindi non rispondente a quella verità che ogni testata giornalistica ha e deve avere come bussola del proprio scrivere. Ed invero, in detto articolo, a differenza di quanto non fosse nella sua prima stesura, si legge quanto segue: “Quella sera la donna, dopo essere stata visitata e sottoposta ad elettrocardiogramma e ad altri accertamenti e non essendo possibile (a causa dell’ora) sottoporla a Fasano a consulenza cardiologica, viene invitata a proseguire i controlli presso l’ospedale di Ostuni. La donna, però, decide di non andare a Ostuni e firma le dimissioni e viene invitata a tornare il giorno successivo – il 22 febbraio – per terminare i controlli presso il nosocomio fasanese. La donna, il giorno successivo, in prima mattinata, si reca nuovamente in ospedale ed effettua una serie di analisi e accertamenti che proseguono fino al pomeriggio inoltrato, dopo di che le viene consigliato il ricovero in un’altra struttura ospedaliera che la donna però rifiuta per motivi familiari.”
Orbene, pur nella consapevolezza che l’invocato procedimento penale saprà far luce anche su questi passaggi della triste vicenda che ha visto coinvolta la sig.ra F.A., tuttavia non può accettarsi una tale narrazione degli accadimenti ed una distorsione della realtà come quella appena riportata, né in particolare possono tollerarlo i suoi congiunti, per cui sarebbero stati essi stessi (piuttosto che la loro defunta congiunta) a rifiutare il ricovero ospedaliero, e ciò addirittura per ben due volte.
Tale artificiosa ricostruzione dei fatti, strumentalmente volta a far morire sul nascere ogni forma di responsabilità in capo ai medici coinvolti nella vicenda (e, di conseguenza, in capo alla struttura sanitaria), è smentita da una serie di circostanze ed elementi che sicuramente sfuggono a Codesta Redazione: le dichiarazioni dei testimoni presenti; quelle di coloro i quali, pur non fisicamente presenti, sono stati coinvolti nella vicenda (ad esempio intercedendo perché la sig.ra F.A. fosse appunto ricoverata); i documenti agli atti dell’indagine, dai quali si evince con sufficiente e disarmante semplicità la falsità di quanto Codesta Testata è stata indotta a riportare e che, in difetto di riscontri obiettivi, avrebbe dovuto rifiutarsi di riportare o quantomeno avrebbe dovuto “virgolettare”, non enunciandolo come una dato di fatto bensì come una circostanza appresa dal racconto di terzi.
Peraltro, mi sia consentito, la falsità del rifiuto al ricovero appare ancor più evidente laddove si consideri che se così fosse stato (e non lo è stato), se quindi alcuna responsabilità fosse imputabile ai medici in ragione del rifiuto a farsi curare opposto dalla defunta, non solo nessuna indagine sarebbe mai stata neppure avviata ma soprattutto il G.I.P. non avrebbe certo disposto finanche la riesumazione della salma della defunta.
Vi chiedo pertanto di emendare l’articolo in parola, eliminando la parte innanzi trascritta o quantomeno evidenziando, nella maniera che si riterrà opportuna, la non oggettività di quanto in esso riportato ed in particolare della circostanza secondo la quale la defunta F.A. abbia rifiutato il ricovero ospedaliero, non corrispondente al vero ed evidentemente frutto della capziosa ricostruzione della vicenda fornita da terzi soggetti interessati acché essa venga così divulgata.
Quei soggetti e quella ASL che si auspica adoperino in futuro la stessa solerzia e zelo con cui si sono prodigati nel richiedere la rettifica dell’articolo anche nel conservare gli esiti degli esami diagnostici effettuati dai pazienti ospedalieri, affinché non vengano “smarriti” come accaduto con alcuni cui la defunta F.A. si è sottoposta (e per questo non consegnati ai Carabinieri recatisi presso l’Ospedale per acquisirli su incarico del P.M.).
E magari che con la stessa tempestività abbiano avviato un’inchiesta interna per appurare come ciò sia stato possibile e, qualora l’accaduto sia frutto di un’accidentale causalità, per quale fortunosa coincidenza essa abbia riguardato proprio gli esami relativi a un caso di presunta mala sanità.
Avv. Mauro Blonda
Risponde il direttore:
Gentile avvocato,
l’articolo in questione, è bene precisarlo, fa solo la cronaca di quanto accaduto sulla base di notizie attinte dal collegio difensivo dei familiari della sfortunata 71enne e sulla base di altre notizie pervenute nella mattinata di ieri da fonti ufficiali (subito dopo la pubblicazione della notizia), dando come notizia la prosecuzione delle indagini, a seguito della opposizione alla archiviazione avanzata dai legali che assistono i familiari, la riesumazione della salma e la esecuzione della autopsia.
Gli organi di informazione di certo non rappresentano un’aula di giustizia, né tantomeno possono riportare fatti raccontati solo in parte, soprattutto se sulla vicenda, poi, fonti ufficiali (con tanto di atti ufficiali) descrivono una narrazione dei fatti leggermente diversa da quanto da Lei sostenuto, che, comunque, nel rispetto del diritto di rettifica abbiamo pubblicato.
Detto ciò concordo con Lei sul fatto che sarà la Giustizia a fare piena luce su quanto accaduto. In tal caso noi saremo sempre pronti e disponibili a fare la cronaca di quanto il Tribunale stabilirà, come lo abbiamo fatto nel lontano febbraio 2017, quando abbiamo raccontato la stessa storia riportando i fatti, che anche all’epoca erano stati attinti dalle stesse fonti ufficiali, e che comunque non vennero smentiti.
Giannicola D’Amico
direttore responsabile Gofasano