Ennesimo colpo di scena in una vicenda che vede tra gli imputati anche diversi fasanesi
BRINDISI – A distanza di 15 anni ennesimo colpo di scena nel processo relativo alla inchiesta “Pioggia d’oro”, nella quale sono 13 gli imputati, tra cui anche alcuni fasanesi. Si tratta della inchiesta, partita nel lontano 2009, legata all’indebita percezione di contributi pubblici (una truffa che era stata stimata in circa 8 milioni di euro) finalizzati al risarcimento dei danni causati alle aziende agricole dalle calamità naturali.
Per alcuni degli imputati, lo scorso 3 aprile, si è conclusa definitivamente tale vicenda giudiziaria a seguito della sentenza emessa dalla sesta sezione della Suprema Corte di Cassazione, che ha accolto i ricorsi presentati dagli avvocati Marcello Zizzi e Michele Fino.
In particolare questi ultimi avevano impugnato la sentenza emessa il 24 febbraio dello scorso anno dalla Corte di Appello di Lecce – Sezione Unica Penale nel procedimento di “appello ter” con la quale i giudici del rinvio, relativamente ai propri assistiti, dopo aver escluso le circostanze aggravanti contestate, avevano ridotto le pene inflitte, avevano revocato le statuizioni di confisca per equivalente ma avevano disposto una confisca diretta delle somme di denaro costituenti profitto di reato nella misura del 75% del valore complessivo delle erogazioni pubbliche percepite, ordinando il dissequestro degli immobili.
I motivi del ricorso si basavano principalmente sulla richiesta di eliminazione della confisca diretta delle somme di denaro o, in subordine, sulla limitazione della medesima al 25% delle erogazioni pubbliche (e non del 75% come era stato disposto nell’impugnata sentenza).
La Corte di Cassazione, accogliendo le tesi difensive degli avvocati Marcello Zizzi e Michele Fino, ha annullato senza rinvio la sentenza di appello del febbraio 2023, disponendo per gli imputati Martino Carucci, Domenica Prete e Pietro Carucci, tutti difesi dall’avvocato Zizzi, l’eliminazione della confisca, mentre per gli imputati Anna Maria Carucci, difesa dall’avvocato Zizzi, Salvatore Sollazzo, Caterina Sollazzo, Palmira Monticelli e Vito Antonio Sollazzo, difesi dall’avvocato Fino, la rideterminazione della stessa nella misura corrispondente al 25% dei profitti da ciascuno di essi conseguiti.
Per quanto attiene gli altri imputati la Corte di Appello di Lecce aveva già deciso con la sentenza del febbraio 2023 le questioni riguardanti le pene e gli immobili.