Fissata l’udienza per l’ascolto dei testimoni. Sono 11 i fasanesi imputati, tra cui anche due consiglieri comunali.
SAVELLETRI – Si è svolta ieri (19 gennaio) la terza udienza dinanzi al giudice del Tribunale di Brindisi Tea Verderosa a carico degli 11 fasanesi rinviati a giudizio dal Gup di Brindisi Maurizio Saso nell’ambito della operazione “Levanter”.
Una operazione originata da un’attività di intelligence del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria delle Fiamme Gialle, che aveva permesso di appurare l’occupazione abusiva del “Braccio di Levante” del Porto di Savelletri. E che aveva portato il 29 novembre del 2019 i finanzieri del Comando Provinciale di Brindisi, coordinati dalla Procura della Repubblica e su disposizione del Gip del Tribunale di Brindisi, a sequestrare una porzione del demanio marittimo del porto di Savelletri, dando esecuzione, tra l’altro ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentata estorsione.
Nel corso della udienza di ieri il giudice ha escluso la costituzione di parte civile del Comune di Fasano poiché all’udienza non è comparso nessuno per l’Amministrazione comunale. L’atto di costituzione era sì già stato depositato nel corso delle precedenti udienze ma, poiché il processo non era mai formalmente iniziato (a causa dei rinvii dovuti ai difetti di notifica), questa costituzione non poteva ritenersi mai formalmente avvenuta ma si doveva effettuare nella udienza di ieri. Il giudice, accogliendo l’eccezione dei difensori degli imputati, ha ritenuto non formalizzata la costituzione di parte civile e, stante la assenza del procuratore dell’Amministrazione comunale, ha definitivamente revocato quella precedentemente dichiarata.
Sempre nella udienza di ieri il giudice ha fissato la prossima udienza (20 giugno prossimo) in cui saranno ascoltati i primi testimoni della Procura e degli imputati.
Sono 11 i fasanesi, tra cui due consiglieri comunali, tutti proprietari di imbarcazioni che risultano imputati perché, secondo le indagini, avevano assunto dal 2015 il controllo del braccio portuale, gestendolo, in assenza dei necessari titoli abilitativi, con forniture di servizi (energia elettrica, acqua, posizionamenti di corpi morti), riscossione delle quote di ormeggio e attività di guardiania.
Dal maggio 2018, la “gestione” dell’area era passata nelle mani di un 46enne pluripregiudicato fasanese il quale, avvalendosi della collaborazione di altri 4 soggetti incaricati sia della riscossione delle somme versate mensilmente dai proprietari delle imbarcazioni ormeggiate, sia della vigilanza del molo abusivamente occupato, pretendeva un canone mensile pari a circa 500 euro per singolo natante.
L’attività investigativa aveva consentito, inoltre, di accertare che il suddetto pregiudicato, destinatario dell’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere, confermando la sua consolidata ingerenza sul territorio, aveva minacciato di appropriarsi dell’imbarcazione di uno degli indagati, se non gli avesse corrisposto una somma pari a 5.000 euro quale “canone annuale” previsto per la locazione non autorizzata del posto barca.