Nota della associazione “Penelope”
FASANO – Che fine ha fatto Pietro Conversano? È quanto si chiedono da tre anni la moglie, i parenti e gli amici del fasanese appuntato della Guardia di Finanza in servizio a Monopoli, del quale non si hanno notizie dall’alba di mercoledì 13 febbraio 2019, quando intorno alle 4 del mattino dopo aver parcheggiato la sua auto nei pressi della caserma della Guardia di Finanza a Monopoli fece perdere le sue tracce.
Domani ricorrono i tre anni della sparizione del fasanese all’epoca 51enne e che oggi avrebbe 54 anni. E a distanza di 36 mesi a chiedersi che fine abbia fato Conversano non sono solo la moglie, i parenti e gli amici ma l’intera città.
Sulla scomparsa di Conversano è intervenuta ieri con una nota la sezione pugliese della Associazione “Penelope”(Associazione Nazionale delle Famiglie e degli Amici delle persone scomparse) a firma della presidente Annalisa Loconsole, nella quale il sodalizio che si occupa di persone scomparse si chiede se Pietro Conversano “ha abbandonato la sua vita o e’ stato indotto ad abbandonarla?”
“Una famiglia affiatata quella del fasanese Conversano Pietro, l’ex finanziere in servizio a Monopoli. Una divisa ed un lavoro onorevole e di responsabilità, una moglie innamorata e due figli adorabili e la passione per la pesca e la cucina. Sornione e spassoso, così lo hanno descritto i suoi colleghi ed anche disponibile a sostituirli in doppi turni, in caso di carenza di personale – si legge nella nota della associazione “Penelope” -. Una vita apparentemente invidiabile e appagante vista dall’esterno. Allora qual è la ragione che avrebbe spinto il militare ad abbandonare tutto per darsi addirittura alla latitanza, in compagnia della pistola d’ordinanza? Già latitante! Perchè ricercato come disertore ancor prima che di persona scomparsa! Quale incomprensibile tarlo lo torturava al punto di dare un taglio netto con tutto e tutti e non tornare più? Nessuno a tre anni dalla sua scomparsa sa rispondere: Non lo sanno i suoi superiori che appunto lo cercano per giudicarlo per diserzione, anche se le note informative lo dichiarano eccellente, seppur dal momento dell’arruolamento non è stato più sottoposto a visite e test psicoattitudinali; non sa rispondere la famiglia e non lo sa chi ha indagato sulla sua scomparsa, tant’è che il suo fascicolo in Procura è stato archiviato come allontanamento volontario.
C’è qualcosa che non torna – si legge ancora nella nota -! Possibile che sia stato così egoista da lasciare la famiglia senza stipendio e senza pensione e nell’impossibilità di riscuotere l’indennità di buonuscita, bloccata sino alla dichiarazione di morte presunta, che potranno richiedere solo dopo 10 anni dalla scomparsa? Nei giorni precedenti la sua scomparsa aveva chiesto dei giorni di ferie all’insaputa di sua moglie. Dove si è recato durante le ore in cui la famiglia lo sapeva al lavoro? Qualcuno lo ha sicuramente incontrato in orari insoliti aggirarsi su Fasano o paesi limitrofi e forse sarebbe stato opportuno ricostruire i suoi movimenti nei giorni precedenti per ricercare le motivazioni oggi, a distanza di tre anni ancora oscure, oppure è da credere del tutto normale che si valuti esclusivamente quanto accaduto e ripreso quel 13 febbraio del 2019, che fissa, per lui, la fine della vita civile e per la famiglia l’inizio di un incubo senza precedenti!
I motivi sono da ricercare anche nei numerosi testi letti riguardanti la profondità del pensiero e l’universalità dello stesso – si legge ancora nella nota -? Come ha potuto convivere tanti anni inquadrato in un sistema fatto di rigide regole e al tempo stesso concedere al suo io di librarsi nell’universo? Quale equilibrio improvvisamente si è rotto? Cosa è davvero accaduto a Pietro Conversano? E quell’arma portata con sé è un’arma di difesa o di resa? Gli interrogativi sono tanti, in parte le risposte sono da ricercare nei numerosi scritti e appunti raccolti nel corso degli anni, alcuni risalirebbero al 2008. Una cosa è certa per la sua famiglia: la sua scomparsa è un mistero e non sarebbe andato via lasciando sul lastrico la famiglia e abbandonando i suoi figli. Il coro è unanime: “se sei vivo, e il tempo affievolisce anche questa speranza, e puoi ascoltare i nostri appelli torna da noi! Ti aiuteremo!” Torna papà! I familiari sono sostenuti dall’Associazione Penelope che si unisce al loro appello”.