Manifestazione ieri per protestare anche per i ritardi con cui il Governo concede ristori e forme di sostegno
FASANO – Giornata calda, sul fronte delle proteste, ieri a Fasano. In concomitanza al sit-in di protesta dei commercianti ambulanti del settore non alimentare, ieri mattina la delegazione fasanese di Confcommercio ha organizzato (con ottimi riscontri) una manifestazione di protesta per i ritardi con cui il Governo nazionale interviene per concedere ristori adeguati ed altre forme di sostegno a chi da troppo tempo è costretto a tenere chiusa la propria attività. I negozi aderenti a Confcommercio Fasano, quindi, hanno tenuto le serrande alzate in segno di protesta.
«È troppo semplice individuare nel commercio – afferma Donato Pistola, presidente della delegazione fasanese – il rischio maggiore di contagio. Oggi, dopo settimane di chiusura totale di tutte le attività, siamo ancora in zona rossa ed è evidente che si è scelta la strada sbagliata per contrastare il virus. Oggi le attività fasanesi hanno partecipato a questa nostra iniziativa, la nostra città ha risposto bene, a dimostrazione che la situazione di difficoltà è generale, anche per il settore food. Abbiamo inscenato una protesta pacifica perché ci rendiamo conto che i contagi in città sono ancora tanti e non abbiamo voluto peggiorare la già precaria situazione».
Nell’aria si avverte un clima di sconcerto, malumore. «Direi soprattutto che c’è molta stanchezza per questa situazione – riprende Donato Pistola –, ma ciò che ci turba maggiormente è l’assenza della politica, delle istituzioni. Noi diamo lavoro alle famiglie, cerchiamo di essere quanto più possibili regolari nei pagamenti dei diritti e delle tasse, ma oggi ci rendiamo conto che siamo abbandonati perché nessuno ci ascolta. Ai tavoli di confronto, durante i quali vengono decise le strade da intraprendere attraverso l’approvazione dei decreti, notiamo che c’è una assenza del nostro pensiero. Questi dpcm vengono fatti in maniera sbagliata. Ci chiediamo perché alcuni settori merceologici, come abbigliamento e gioiellerie, debbano restare chiusi, quando all’interno di questi non si creano assembramenti di gente? Ci rendiamo poi conto che nei bus, nelle piazze e nelle vie dello sport c’è una massa di persone in giro che fa sì che il contagio aumenti».
Grande è la delusione verso il Governo nazionale. «Purtroppo ci aspettavamo un cambio di passo con l’arrivo di Mario Draghi, ma la sostituzione di Conte è stata imposta solo per determinati motivi politici. Conte non poteva permettersi il lusso di sbagliare, Draghi sì e nessuno dice nulla, può fare tutto quello che vuole – conclude Donato Pistola – e la politica deve tacere».
Durante la mattinata, i commercianti hanno incontrato il sindaco Francesco Zaccaria e l’assessore all’Attività Produttive Luana Amati con cui è stato fatto il punto della situazione, illustrando i motivi alla base dell’iniziativa di protesta. Si è discusso anche della possibilità di prevedere agevolazioni relative ai tributi comunali, così come della necessità di accelerare la concessione dei ristori previsti dal Governo nazionale e, si spera, dal Governo regionale. La delegazione della Confcommercio ha anche prospettato la possibilità di dare vita a dei protocolli per evitare che le attività commerciali continuino a rimanere chiuse quando, invece, si può superare il problema rendendo possibile lo svolgimento delle stesse attività tramite appuntamento con i clienti.