La nota del Movimento in merito a Piano Costa, Turismo e la Selva di Fasano
FASANO – Riceviamo e pubblichiamo questo comunicato del Movimento “In Comune” relativo allo stato delle politiche per il territorio operate in questi anni dall’Amministrazione.
“Il “Quid”
L’immarcescibile Silvio Berlusconi, a proposito delle sorti politiche del suo delfino Angelino Alfano, disse che era un buon politico ma gli mancava il “quid”; quel qualcosa che ne faceva un politico di razza, un che di particolare che lo caratterizzasse e lo rendesse riconoscibile veramente da tutti. Ecco: quando guardiamo l’operato, ormai quinquennale, di questa Amministrazione non riusciamo a non pensare al “quid” di berlusconiana memoria.
Un gruppo di potere che non si è mai sicuramente macchiato di alcun gesto di “mala amministrazione” ma che veleggia da anni sulla sufficienza (non sappiamo quanto voluta o determinata da propri limiti), sulla gestione del quotidiano, sulla buca riparata e sul lampione fulminato. Ma poi? Qual è l’indirizzo “politico” innovativo di questa Amministrazione? Cosa lascerà al nostro paese dopo queste due consiliature? Qual è stato, se mai c’è stato, il taglio con il passato per dare a Fasano una prospettiva diversa? Tante, tantissime idee si sarebbero potute concepire per fare uscire Fasano dal comodo torpore in cui vive da anni: il palliativo delle presenze turistiche (… speriamo duri..) non deve fare dimenticare che, in fondo, ci siamo trovati a cavallo dell’onda ma nulla abbiamo fatto per esserne sulla cresta. Ma andiamo per ordine e mettiamo qualche punto fermo su quella che è stata l’azione amministrativa del sodalizio politico che ci gestisce dal 2016.
1) Pianto Costa: è dai tempi del primo Vendola che si parla rilancio della costa fasanese e tante cose si sarebbero potute pensare per il bene di cittadini, imprenditori e territorio, ma alla fine siamo ricaduti nei soliti errori. L’esperienza triste di Torre Canne Sud dove non è mai stata concepita una area pedonale unica che unisse i lidi a sud fino al centro “storico”, ma solo una serie di lottizzazioni a ridosso del vecchio tracciato della S.S.16 ha portato all’impossibilità di avere una zona riqualificata e godibile per turisti ed attività insistenti su quella zona. Oggi a Torre Canne Sud è possibile solo prendere l’auto per andare al porto oppure sfidare il destino ed andare a piedi sperando di non essere investiti. Da questa esperienza, e con tutti i terreni semi-incolti a monte della Savelletri-Torre Canne, sarebbe stato veramente intuitivo pensare ad una unica passeggiata che avesse unito i due borghi marinari con una ampia striscia illuminata, pedonalizzata e ciclabile; allo spostamento senza se e senza ma di tutte le attività di impatto a monte della sede stradale e riservare l’area ristretta fra il mare e la strada provinciale alla sola fruizione dei bagnanti (con una corretta ripartizione delle aree libere ed a pagamento). Sono anni che avremmo potuto e dovuto farlo ed invece cosa è diventata oggi questa costa: una lunga teoria di lidi privati, una serie di attività a nascondere il mare ed a privatizzare la costa. Locali notturni, magari anche di interesse, ma a ridosso della strada dove il rischio di incidenti è tutt’altro che nullo. Ma perchè altre località hanno creato un vero giardino sul mare ed hanno migliorato la bellezza dei luoghi e da noi no? In fondo, una sistemazione di tutta l’area avrebbe portato benessere duraturo anche alle attività che oggi vi insistono ma che, senza una valorizzazione del territorio, sono inevitabilmente soggette alle mode turistiche del momento. Senza la creazione di zone belle da vedere, da fruire ed il più naturali possibili non è per niente garantito che il pienone del 2022 si ripeta nei prossimi anni.
2) Fu Selva di Fasano: anni ed anni di pervicace incuria finalmente stanno portando ai risultati tanto agognati. Mancava solo la mancata organizzazione della Mostra dell’Artigianato a certificare l’agonia di quella che una volta era la perla del territorio fasanese ed oggi versa in un abbandono senza futuro. Passeggi intorno alla Casina Municipale ed ammiri i ferri delle travi ormai arrugginite e sporgenti; guardi l’ufficio postale e contempli le insegne cadenti; passeggi per Viale Toledo e rimani estasiato dai pali di illuminazione volutamente storti, montati a distanze variabili e con artistici angoli bui, forse pensati per giovani coppie che qui non passeggiano più. E le note del piano bar che arrivano somigliano più all’orchestra del Titanic che ad un momento di gioia estiva. Attività chiuse, altre aperte ma costrette ad una precarietà che il turista abbagliato dalle pubblicità negli aereoporti pugliesi, non può fare a meno di notare. Una senso di buio (anche fisico) e decadenza che pervade le serate di una località dove anni fa bisogna andarci in giacca e cravatta. E l’Amministrazione? Come nelle peggiori prestazioni calcistiche: non pervenuta.
3) WOW Fasano 1: “se Atene piange Sparta non ride”, anche il centro cittadino ancora attende idee non pervenute per l’evoluzione del nostro Comune. È chiaro a tutti che Fasano non ha un centro storico come quello delle più quotate città limitrofe, ma cosa impediva ai nostri ineffabili amministratori di pensare una soluzione diversa per le aree di espansione della città da quella dell’ennesimo centro commerciale e del solito stantio, deleterio, fast-food della solita catena multinazionale? E poi: cosa c’entra con la promozione dell’immagine della nostra Puglia? Ci sono, meritoriamente, imprenditori alimentari locali che sui propri sacchetti di carta hanno impresso lo slogan “Puglia Inside” ed hanno fatto benissimo: i nostri amministratori quando hanno approvato la destinazione siffatta dell’area Ex-Liuzzi avrebbero dovuto apporre forse il sigillo “no future inside”.
4) WOW Fasano 2: ed anche per quest’anno abbiamo assistito alla solita pletora di concerti a (caro) pagamento e con la generosa contribuzione delle casse comunali. E ringraziamo che qualcosa gratis è pure venuta. Ma tanto il refrain è sempre lo stesso: gli eventi hanno creato ovvi guadagni agli organizzatori, spesso gravi problemi alla viabilità, scarsa valorizzazione delle specificità fasanesi e, dulcis in fundo, anche un’ascesa alle cronache regionali per la terza serata “ad abundantiam” del concerto del sommo pianista della nobile schiatta libraria.
Che dire quindi: il grigio alla fine è un colore che va dappertutto ma per il nostro paese vorremmo qualcosa di diverso, di più colorato, più vivace, del colore delle idee che qui non sono mai pervenute. Senza contare che vorremmo anche una Fasano gestita da gente meno prona ad elargire soldi pubblici ai soliti noti: imprenditori che per i propri “resort” potrebbero tranquillamente provvedere autonomamente all’illuminazione delle vie di accesso, anziché addossarne i costi alla comunità dei contribuenti fasanesi.
Come diceva l’uomo di Arcore, qualcosa c’è ma manca il “quid”.”