Riceviamo e pubblichiamo la lettera del consigliere comunale di InComune
FASANO – Non si placa la polemica che coinvolge il Movimento “in Comune”, nella persona del consigliere comunale Vito Bianchi, e il sindaco Francesco Zaccaria in merito al festival Costa dei Trulli. Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di Vito Bianchi al sindaco.
Egregio signor sindaco di Fasano, la invito, nelle sue esternazioni istituzionali, ad attenersi strettamente ed educatamente al ruolo che le compete, evitando di praticare il terreno delle bieche considerazioni personali e di avventurarsi in giudizi gratuiti sulla mia persona, che nulla hanno a che fare con il pubblico dibattito politico e che pertengono, piuttosto, ai pettegolezzi privati da bar o da piazza, cui sinceramente non sono abituato.
In effetti, egregio sindaco, da qualche tempo noto che sia lei, sia alcuni dei suoi pregiatissimi assessori, incappate in uno strano e scabroso equivoco: quello di volere a tutti i costi evocare la mia figura e sventolare il mio nome in risposta agli appunti politici provenienti ed elaborati dal movimento “in Comune” nella sua interezza. Sembra quasi che sia lei, egregio sindaco, sia i suoi pregiatissimi assessori, siate ossessionati dal sottoscritto e vogliate esorcizzarlo tirandolo in ballo a sproposito, nominandolo di continuo, rispondendo a lui come bersaglio prediletto: quando, invece, se foste più lucidi e istituzionalmente accorti, dovreste rispondere a un intero gruppo politico che sviluppa e propone le proprie idee. Invito quindi sia lei, egregio signor sindaco, sia i suoi pregiatissimi assessori, a mantenere un comportamento consono alla carica rivestita, attenendovi alle regole minime del confronto politico, e offrendo risposte non al fantasma di Vito Bianchi, bensì a quelle di un movimento come “in Comune”, attivo sul territorio da oltre otto anni, che in Vito Bianchi ha soltanto uno dei suoi esponenti. E’ come se il sottoscritto, egregio signor sindaco, dovesse inviare a lei una nota politica e però, nella stessa, menzionasse espressamente Fabiano Amati invece che Francesco Zaccaria: come minimo non sarebbe elegante, e comunque apparirebbe fuori luogo.
Infine, vorrei che comprendesse, egregio signor sindaco, che la questione a lei tanto cara dei piedistalli, delle cattedre e della visibilità è diventata, francamente, stucchevole se riferita insistentemente, come un disco rotto, alla mia persona, giacché un simile metro appartiene esclusivamente ai suoi giudizi personali (onestamente e dialetticamente stantii, se non si è capaci di altro), i quali esulano dal dibattito politico e nascono da una sua congettura, da una sua presunta visione delle altrui vite, che non coincide con la mia: poiché, se davvero pensa che io abbia bisogno di visibilità, non mancherò di inviarle, ad esempio, gli articoli che mi hanno dedicato Paolo Mieli sul “Corriere della Sera” o Federico Rampini su “la Repubblica”, oppure le registrazioni delle mie trasmissioni in Rai, o le recensioni dei miei libri a firma di Franco Cardini, Lino Patruno, Giorgio Dell’Arti, Raffaele Nigro e tanti altri. Capirà, così, che, forse, le questioni politiche, per me, non c’entrano nulla con la visibilità. Quella visibilità che, paradossalmente, lei insiste nel volermi – mio malgrado – annettere, citandomi a vanvera nelle sue piccate repliche alle critiche che giungono alla sua azione politica. Se io volessi realmente rendermi più visibile, non le pare, egregio signor sindaco, che firmerei di mio pugno le note politiche, al posto del movimento “in Comune”? Si attenga dunque ai fatti, legga bene e ribatta con esattezza a chi la sollecita. Ribadisco: se le critiche le arrivano dal movimento “in Comune”, risponda al movimento “in Comune”, non mi dia ulteriore visibilità, la prego, davvero non ne avverto la necessità. Quando vorrò sollecitarla personalmente, lo farò, e avrò il piacere di recepire le sue eventuali repliche. Ma fintantoché le sollecitazioni arrivano da altri, da un gruppo politico nella sua totalità, la invito a non richiamare avventatamente e senza nesso la mia persona. Ne va della sua credibilità istituzionale e dell’immagine che lei fornisce della sua capacità di discernere gli interlocutori.
E con questo, mi auguro di poter chiudere qui lo scabroso equivoco in cui lei è incorso assieme ad altri fra i suoi pregiatissimi sodali.
Cordialmente
Vito Bianchi