Intervistata da Italia Ditano, a Masseria San Francesco la giornalista brindisina ha presentato il suo libro lanciando un messaggio a difesa del Diritto di Cronaca
FASANO – Un nuovo appuntamento per parlare di mafia, e di come oggi quella pugliese abbia cambiato volto.
Si è tenuto ieri sera (26 luglio), presso Masseria San Francesco, il quinto appuntamento di luglio di “LibriAmo…tra gli ulivi”, la rassegna letteraria promossa dal Mondadori Point locale di Laura De Mola. Ospite della serata la giornalista di Affari Italiani Fabiana Agnello che ha presentato “The Wolf: Cornuti a caccia di Sacristi” (Independently published).
Un lavoro, quello della Agnello, con lo scopo e il dovere di diffondere la “voce della legalità”, come ha affermato Italia Ditano, avvocato fasanese del Foro di Brindisi e presentatrice della serata.
Un dovere morale che per la giornalista brindisina parte un giorno di qualche anno fa, quando durante il pranzo a casa dei genitori riceve un messaggio con minacce di morte perché “rea” di aver scritto un articolo per l’arresto di un boss della Sacra Corona Unita, la “quarta” mafia – non per importanza – del sud, che in Puglia ha le sue salde radici.
«Non nego di aver pensato di cambiare lavoro – ha affermato Fabiana -, ma in quella circostanza ho pensato a quegli uomini che hanno costruito la strada della legalità, così ho continuato sulla mia strada e ho scritto».
Una strada ancora tortuosa da percorrere, in un regione come la nostra dove la legge dell’omertà è ancora per molti imperativo morale, nella convinzione che voltarsi dall’altra parte e non denunciare significhi essere al sicuro da problemi.
Non sono mancate le critiche al ruolo che lo Stato assume, dalla situazione delle carceri alla censura per i giornalisti, come ha avuto modo di ricordare Massimo Giletti, che del libro ha curato la prefazione e che, riallacciandosi a quanto detto nell’incontro con Nicola Gratteri nella serata di giovedì scorso, ha sottolineato le onnipresenti lacune delle riforme della Giustizia. «Non sono molto ottimista sul futuro – ha detto il giornalista -, ma abbiamo due modi per fare giornalismo: fermarci e limitarci a riportare la notizia o andare a fondo. È molto difficile continuare a fare pezzi come quelli di Fabiana, gli editori hanno paura e l’eroismo del quotidiano non fa notizia”.
Ed è così che il libro, che prende il titolo dal soprannome del Tenente che ha condotto l’indagine che ha portato all’arresto di diversi presunti membri dei clan mesagnesi di Lamendola e Cantanna, coordinata dal PM Carmen Ruggiero, si offre come antidoto al silenzio e come linfa per il Diritto di Cronaca, che mette al primo piano i cornuti, appellativo che i criminali – con accezione quasi positiva – riservano ai Carabinieri, e in secondo i sacristi, custodi del “culto” della Sacra Corona e antagonisti della vicenda.
Un culto che negli anni ha cambiato forma, arrivando a diffondersi sulle piattaforme social dove oggi “si cercano garzoni per il lavoro sporco attraverso le canzoni neomelodiche e i consensi” ha ricordato l’Agnello.
Un libro che dunque si rivolge anche e soprattutto ai giovani, perché quella cultura antimafia nasca dal basso e vada a ricostituire un tessuto sociale lacerato negli ultimi anni.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.