Il libro scritto da Mario Gianfrate con l’introduzione di Nicola Colonna è stato presentato nella sede della locale Società di Storia Patria per la Puglia
FASANO – È stato presentato ieri (20 gennaio) presso la sede della sezione di Fasano della Società di Storia Patria per la Puglia il libro “Le verità negate” (Les Flaneurs Edizioni), scritto da Mario Gianfrate che vanta l’introduzione di Nicola Colonna. A introdurre la serata è stata Maria De Mola, presidente del sodalizio ospitante che ha definito l’incontro «Un’occasione di approfondimento utile e di spessore», sottolineando la nutrita presenza di giovani studenti.
I due autori sono stati intervistati dal giornalista fasanese Franco Lisi, che ha messo in evidenza i rispettivi ruoli all’interno del volumetto: a Colonna è spettata l’analisi delle origini, delle motivazioni e delle conseguenze della Prima Guerra Mondiale, mentre a Gianfrate, attraverso ricerche di archivio, il racconto di quello che è accaduto in trincea.
Così Nicola Colonna ha sottolineato che «le cause della guerra vanno ricercate in quella che si può definire a tutti gli effetti la nascita della globalizzazione, nell’esigenza da parte di molte nazioni di aggredire nuovi spazi di mercato a danno di altre nazioni. È proprio in questo momento che si ha l’affermazione prepotente delle idee nazionalistiche». Il professore ha poi spiegato che l’Italia entrò nel conflitto mondiale, spinta dagli interessi del settore industriale a braccetto con quello militare, solo perché intravide la possibilità di terminare il progetto risorgimentale di unificare la penisola, mancando i territori di Trento e Trieste che erano ancora sotto il dominio asburgico.
Mario Gianfrate ha invece messo in evidenza di come il volume sia nato «per raccontare una generazione di giovani che “non avranno il tempo di invecchiare”». Così l’autore ha snocciolato quelle che erano le tecniche di assalto e di come quei giovani, per lo più contadini, siano stati “eroi per necessità” in quanto ignari del vero significato del concetto di patria, che per loro era rappresentata dalla terra che coltivavano. E fu proprio la promessa – mai mantenuta – di un lembo di terra a convincerli ad arruolarsi per la disastrosa battaglia di Caporetto. Sempre Gianfrate ha raccontato ai numerosi presenti due “episodi di trincea”, estrapolati da due documenti di straordinario valore: il diario di un sellaio di Locorotondo, Eugenio D’Onofrio, e la lettera, scritta completamente in dialetto molese, di un ragazzo (Francesco Demonte) alla propria madre, in cui il giovane soldato rivela particolari terribili di un’insubordinazione a cui aveva partecipato e di come era scampato alla severa punizione per un caso fortuito. Entrambi, come quasi seicentomila italiani, non tornarono più a casa.