Il CIF locale ha promosso un incontro teso a far luce sul ruolo delle donne tra le fila partigiane
FASANO – «Nell’inverno del terrore crescevano le pianticelle della primavera italica». Con queste parole Maria Maddalena Brunero, partigiana tra le fondatrici del CIF (Centro Italiano Femminile), si riferiva alle conquiste delle donne che, unendosi alla Resistenza, hanno iniziato un processo comune di emancipazione politica e sociale. La lectio “Le donne della Resistenza – La guerra partigiana al femminile tra storia e letteratura” tenuta ieri sera, venerdì 26 aprile, presso Palazzo di Città, è stata promossa proprio dal CIF locale presieduto dalla professoressa Mina Corelli.
La celebrazione della Festa della Liberazione è stata occasione per fare luce su un capitolo “buio”, spesso sorvolato, della nostra storia recente: quello del ruolo attivo delle donne tra le fila della Resistenza. A recuperarne la memoria è stata la dottoressa Agnese Legrottaglie coadiuvata dalla studentessa Lucrezia Serri che ha curato le letture nel corso dell’incontro.
Sono state circa 70 mila le donne che hanno contribuito alla causa partigiana, 70 mila donne che hanno aiutato a combattere il nazifascismo spinte dai motivi più vari e validi: il lutto per la perdita dei cari al fronte, la ribellione e l’odio verso la compressione della libertà, un preciso progetto di emancipazione sociale e politica discusso e formatosi nelle stesse cucine in cui erano relegate. Tra le altre cose sono state staffette, crocerossine, cuoche, sarte, giornaliste della stampa clandestina, combattenti armate. Hanno utilizzato gli stessi stereotipi di genere che le volevano disinteressate alla politica, alla guerra, per eludere i blocchi e i controlli militari, consce del pericolo qualora fossero state scoperte. Tante di loro sono cadute come soldati in guerra.
Ciononostante il loro fondamentale apporto è stato da subito sminuito. Non sorprende dunque come il particolare genere della “narrativa della Resistenza” ricordi più facilmente Calvino e il suo “I sentieri dei nidi di ragno” o Fenoglio con “Il partigiano Johnny” che non Renata Viganò che – oltre a “L’Agnese va a morire” – ha dedicato tutta la sua produzione alla lotta delle partigiane. La Viganò, il cui lavoro è stato minuziosamente esposto dalla Dott.ssa Legrottaglie, rappresenta un unicum nella letteratura. Lei che è stata staffetta e infermiera, lei che da scrittrice ha collaborato alla stampa clandestina e in particolare alla testata “La Comune”, ha poi raccontato ogni aspetto della vita durante una guerra che è stata guerra civile e di classe, restituendo una testimonianza che trascende la mera narrativa e si “veste” della dignità propria dei documenti storici.
La serata, impreziosita dall’aneddoto della ex presidente del CIF Maria Martellotta che ha conosciuto Maria Maddalena Brunero, è stata strumento per recuperare queste gocce di memoria, cristallizzarle e – come sottolineato anche dall’assessore Cinzia Caroli – diffondere cultura affinché quel percorso di emancipazione non si arresti ma progredisca.
La Resistenza ci ha consegnato la Costituzione. La Repubblica italiana nasce intrinsecamente antifascista e la Resistenza deve (o quantomeno dovrebbe) essere coltivata come modo di vivere, quasi fosse un imperativo morale. Solo così si onorerà il fiore del partigiano e delle partigiane morti per la libertà.