SenzaConfine Teatro ha dato voce alla coraggiosa storia di Franca Viola
FASANO – Vera, cruda. Una storia che ci racconta come un No possa diventare un potente mezzo per cambiare le cose.
È questo il racconto andato in scena ieri sera (20 marzo), al Teatro Sociale, dove la Compagnia teatrale SenzaConfine, nell’ambito del Progetto Legalità sostenuto dal Comune di Fasano, ha presentato “InViolata”, spettacolo diretto da David Marzi e Teresa Cecere. Una pièce che, sfruttando l’elemento poetico siciliano del “cunto” portato dal maestro Mario Incudine, ha dato voce alla storia di Franca Viola, la prima donna in Italia a rifiutare l’istituto del matrimonio riparatore.
Gli allestimenti di Lisa Serio e le musiche della giovane cantautrice palermitana Kemonia ci riportano nella Sicilia rurale degli anni ’60. Protagoniste della storia Maria Barnaba, Sandra Di Gennaro e Ilenia Sibilio, allieve del Progetto FuTUra dell’ATS Katharà, che hanno dato voce a Franca e ai numerosi comprimari che la vicenda ha avuto.
È il 1962, e una poco più che quindicenne di Alcamo, Franca Viola, fa la conoscenza di Filippo Melodia. Un ragazzo apparentemente affabile, ma che nel giro di poco tempo mostra l’impronta mafiosa della sua famiglia, un’ombra che il padre di Franca, Bernardo, decide di scacciare rompendo il fidanzamento fra il ragazzo e la figlia. Tre anni dopo, dopo una serie di minacce alla famiglia Viola, Melodia decide di rapire la giovane Franca, tenuta per oltre una settimana in stato di isolamento, continuamente vessata e violentata dal rapitore e dai suoi complici. A inizio gennaio 1966 Franca viene liberata, ma sulla sua testa si abbatte una scure terribile: è una donna oramai “svergognata”. Così, mentre Melodia viene arrestato, è quasi scontato pensare che Franca ricorrerà al matrimonio riparatore per sanare l’onore della famiglia, ma lei dice “No!”. Viola vincerà il processo, che si concluderà con l’arresto di Melodia, anche se per la fine del matrimonio riparatore bisognerà attendere altri quindici anni.
Un No potente, appunto, che fa crollare generazioni di maldicenze e convinzioni, nel nome di una ‘morale’ di purezza fondata sulla presunzione che “ci si lava l’onore con una manciata di riso”. Franca sceglie un No, e tanto basta per scatenarle addosso l’odio di chi vorrebbe tenere legate quelle catene, perché è sempre stato così nelle fuitine, e a testimoniarlo sono le numerose interviste dell’epoca, dove il No di Franca spicca in mezzo a tanta banalità, condita da pochi elementi positivi: il padre Bernardo e la testimonianza di Anna Oddo che imprigiona i rapitori.
“InViolata” mostra il lavoro di un cast corale, lasciateci dire eccezionale, per la bravura di unire più stili (nota di merito per il non facile utilizzo del dialetto siciliano) e di presentare al pubblico, anche strappando risate che conservano però un’amarezza di fondo, una vicenda drammatica che, per quanto superata, faccia riflettere su molte situazioni odierne, dove c’è ancora tanto da fare.
Il pubblico del Sociale fa i conti con una realtà da noi distante soltanto poche decine d’anni; una realtà cruda, fatta di preghiere ed omertà, che stride davanti alla negazione di una giovane donna che ha avuto, fino ad oggi, il coraggio di essere solo sua, e di nessun altro.
Lo spettacolo verrà replicato per le scuole oggi alle ore 9.30 (prima replica) e 11.30 (seconda replica), e domani, 22 marzo, ore 9.30 (prima replica) e 11.30 (seconda replica).
Fotoservizio di Francesco Schiavone.