
Si è tenuto ieri il primo concerto fasanese targato Locus Festival. E stasera c’è Capossela
FASANO – Ha fatto tappa ieri, nella splendida cornice del Parco Archeologico di Egnazia, il Locus Festival, sulle note di Niccolò Fabi “in trio” con i musicisti Roberto Angelini e Pier Cortese.
Il cantautore romano, attivo sulla scena musicale da ormai 25 anni sulle orme di Silvestri e Gazzè, è partito subito con “Filosofia agricola” e “Una somma di piccole cose”, entrambi tratti dall’album Una somma di piccole cose del 2016. Sempre dello stesso album “Una mano sugli occhi” e “Facciamo finta”, brani “ballabili”, come li definisce Fabi, che si è detto anche dispiaciuto per via del pubblico costretto dalle norme anti-Covid a dover star seduto.
Non è stato tuttavia un handicap anzi, il pubblico ha saputo accompagnare il cantautore con canti e applausi al ritmo delle dolci note sul piano e delle musiche della sua chitarra. A dare manforte ai brani i musicisti Angelini e Cortese, a comporre un trio che funziona e convince più volte, con canzoni come “E non è”, “A prescindere da me” e “Amori e Ali”, queste ultime tratte dal suo ultimissimo album Tradizione e Tradimento uscito lo scorso anno.
Il punto più alto tuttavia si è raggiunto quando il cantautore ha contrapposto due brani, incentrati entrambi sul tema dell’amore, ma dal significato profondamente diverso. Il primo, “Ostinatamente”, tratto dal primo album in studio di Fabi “Il giardiniere” (1997), mostra un Fabi ancora acerbo che racconta un sentimento articolato e la paura di perdere una persona amata. Il secondo, “Ecco”, dell’omonimo album del 2012, racconta l’amore per una vita già persa, quella della figlia del cantautore, scomparsa in tenera età nel 2010. Tutto cambia quando muore una figlia, ma Fabi è stato bravo a saper “curare” il dolore trasformandolo in una struggente poesia, a ricordare che una tragedia può coprirsi di estrema sensibilità.
Ed è “con la speranza che la musica porti qualcosa dentro” che Fabi continua a suonare e cantare brani come “Costruire”, “Io sono l’altro”, “Una buona idea”, “Il negozio di antiquariato” e “Vento d’estate”. A chiudere il tutto è stato il brano “Lasciarsi un giorno a Roma”, presentato al Festival di Sanremo 1998, che ha fatto emozionare il pubblico che ha deciso di alzarsi in piedi e cantare, a suggello di una serata che ha lasciato nelle persone qualcosa in più che semplici canzoni; una serata che difficilmente dimenticheranno.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.