In scena ieri, al Teatro Sociale, il quarto appuntamento in concorso del Festival organizzato dal GAT Peppino Mancini
FASANO – L’America rurale degli anni ‘30. È questo lo scenario in cui si muovono le vicende di George e Lennie, protagonisti di “Uomini e Topi”, adattamento teatrale del romanzo breve del Premio Nobel John Steinbeck.
Lo spettacolo, andato in scena ieri (9 novembre) al Teatro Sociale di Fasano, è l’ultimo prezioso arrangiamento de I Giardini dell’Arte di Firenze, una compagnia ormai di casa per il Festival “Di Scena a Fasano” del GAT Peppino Mancini, che nella quindicesima edizione ripropone una storia piena di dolore.
Come detto, la storia vede come protagonisti George Milton (Lorenzo Lombardi) e Lennie Small (Aldo Innocenti), due braccianti “vagabondi” della California della Grande Depressione, che si spostano di ranch in ranch per procurarsi da vivere, inseguendo quel sogno americano che consiste nel possedere una bella fattoria, con mulini a vento e animali da accudire.
I due sono come fratelli, con George che si assume il ruolo di padre-fratello di Lennie, il cui ritardo gli provoca spesso guai, quando l’animo da bambino viene meno e si manifesta la forza bruta.
I due si completano: l’uno con la forza, l’altro con l’astuzia, con la miseria che fa da collante a un rapporto che conosce poche sbavature. L’ingresso di una donna (Anna Serena), senza arte né parte, minerà quel sogno con esiti infine drammatici.
Lo spettacolo in due atti, diretto da Marco Lombardi, trasmette al pubblico tutto il dramma dei primi anni ‘30 del vecchio secolo, raccontato a più riprese dal mulattiere-narratore Slim (Marcello Sbigoli).
La crudezza delle scene si fa viva nelle parole e negli atteggiamenti, dalla violenza sugli animali a quella sulle persone, fino a sfociare in un epilogo tragico, forse il segno che il futuro è ancora incerto per tutti.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.