Ieri sera lo spettacolo-evento del giornalista toscano, terzo ospite della rassegna “LibriAmo…tra gli Ulivi!”
FASANO – Si è tenuto ieri sera (5 luglio) il terzo appuntamento della rassegna letteraria “LibriAmo…tra gli Ulivi!”, promossa dall’imprenditrice Laura De Mola e organizzata dal Mondadori Point di Fasano, con il giornalista e scrittore Andrea Scanzi, autore di “E ti vengo a cercare. Voli imprevedibili ed ascese velocissime di Franco Battiato“, edito PaperFirst.
Ad accompagnare il giornalista nello spettacolo-evento, nell’affascinante cornice di Masseria San Giovanni, è stato Gianluca Di Febo, leader dei Terza Corsia e dei Floyd On The Wing, che ha interpretato alcune canzoni del grande Franco Battiato in quello che è un vero e proprio tour culturale-musicale che impreziosisce l’estate di molte città italiane, dopo quelli che il giornalista toscano ha dedicato a Gaber, De André, Ivan Graziani e i Pink Floyd.
«Franco Battiato merita di essere ricordato in eterno – afferma Scanzi -. Era un personaggio geniale, ironico, rivoluzionario, mai adagiato nel proprio successo, che purtroppo non ho potuto incontrare; quindi, ho esorcizzato la sua scomparsa scrivendo di lui».
E non è per nulla facile raccontare il genio di Battiato, scomparso poco più di un anno fa e del quale si sente fortemente la mancanza. Il numeroso pubblico di Masseria San Giovanni ha potuto però tornare indietro nel tempo, cavalcando le correnti gravitazionali della musica del cantautore siciliano e ripercorrendo le fasi di una raccolta musicale in continuo sviluppo negli anni.
Si potrebbe dire che il libro parta in medias res, con il brano rock Shock in my Town tratto dal disco Gommalacca, pubblicato nel 1998, in un anno in cui ormai Battiato poteva dire di aver raggiunto ormai l’apice della sua carriera. Eppure, Battiato si reinventa, ancora una volta, sorprendendo di nuovo tutti.
Battiato, Scanzi questo lo fa notare, era molto rapido nel comporre i testi, tanto da sfornare un disco all’anno in alcuni periodi, ma senza inficiare sulla qualità degli stessi, impreziosendoli anzi con sonorità lontane, classiche e mistiche, che in pochi capivano (ma che tutti apprezzavano). Dischi tutti diversi dagli altri, lavori che mostravano l’ecletticità di un artista che altrimenti non sarebbe stato tale.
Tutto nasce dal fortuito incontro con Gaber in un localino di Milano negli anni ’60. Fu proprio quest’ultimo a “scoprirlo” in un periodo in cui Battiato cantava il pop, frangente di cui non andava particolarmente orgoglioso. Fu infatti negli anni ’70 che cominciò il periodo d’oro di Battiato, primo in Europa a utilizzare il sintetizzatore portatile VCS3, di cui Febo ha ricordato le armonie, e dall’incontro con il violinista Giusto Pio nasceranno pezzi e album storici, come L’era del cinghiale bianco (1979), il cui cinghiale ricorda un simbolo celtico, raffigurante la spiritualità, massima aspirazione dell’artista.
È un Battiato più impegnato, votato anche al genere della new wave, che si consacra al pubblico italiano con gli album successivi, Patriots (1980) e La voce del padrone (1981), primo lavoro a superare il milione di copie vendute in Italia.
Fra i brani di questi album Prospettiva Nevski, che Scanzi definisce “di una bellezza prorompente e spaventosa”, ma anche i ritmi onirici di Summer on a Solitary Beach ed altri pezzi straordinari come Bandiera bianca, Gli uccelli, Cuccurucucù, Segnali di vita, Centro di Gravità Permanente e Sentimiento nuevo.
Alla fine degli anni ’80 il Maestro torna in Sicilia e riscopre la lirica con l’album Fisiognomica, una delle più belle rappresentazioni di spiritualità mai sperimentata in Italia, con brani forse poco commerciali, ma con un’idea di aspirazione a qualcosa “di migliore di noi”, e le pubblicazioni in live con Giubbe Rosse, altro capolavoro dell’artista, con sbavature assenti.
Un artista rivoluzionario appunto, che per primo si esibisce davanti a un pontefice, Giovanni Paolo II, e per primo vola a Baghdad per cantare canzoni in lingua araba, brani contenuti in Come un cammello in una grondaia (1991), simbolo del senso di inadeguatezza di vivere nella società dell’epoca. Gli ultimi dischi sanciscono l’apice e la fine della collaborazione con Giusto Pio, ma non mancheranno collaborazioni con numerosi artisti e artiste italiane.
Una serata che tocca le corde dello spettatore, che si commuove e ripensa a quanto di buono ci ha lasciato un artista come Battiato, e scava dentro per capire quanto ancora noi possiamo dare a lui, mantenendone vivo il ricordo.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.