
La Personale di Pittura di Martino Murat allestita dall’UTL nella propria sede ai Portici, a latere della visita guidata all’ex Liceo
FASANO – Nell’ambito della manifestazione “Noi del Liceo ai Portici”, il 24 giugno scorso, a latere della Visita guidata all’ex Liceo, oggi sede di alcune associazioni, tra cui l’Università del Tempo Libero, è stata inaugurata dal vicesindaco, avv. Luana Amati, la Mostra di Pittura “Fasciäne, amáure mì” (Fasano, amore mio) di Martino Murat.
L’UTL ha accolto calorosamente i numerosissimi ex liceali, oggi affermati professionisti, che si sono rivisti tra i banchi di scuola di un tempo, provando forti emozioni e ricordando simpatici aneddoti. Certo la sede, ex convento seicentesco delle carmelitane claustrali di antica osservanza e, nella seconda metà del Novecento, della Scuola Media e del Liceo fasanese, ha subito ristrutturazioni che ne hanno cambiato l’immagine, per cui qualcuno ha faticato un po’ a ritrovare l’ubicazione della propria aula, della presidenza e di altri spazi. L’UTL, per l’occasione, ha allestito la Personale di Pittura, già citata, del socio-artista Murat , che ha rappresentato Fasano, sua città natale, in modo particolare.
«Martino ha uno stile vicino alla sceneggiatura – spiega la presidente Palmina Cannone – acquisito dalla lunga esperienza in questo settore sotto la guida di grandi maestri. Il suo è un viaggio onirico nel cuore della città. Trascrive su tela con colori acrilici le immagini mentali di un proprio copione, mai scritto, ricostruito e rielaborato con sintassi pittorica nuova. L’artista – seguita Palmina – dipinge seguendo le pulsioni del suo cuore. Crea elementi con la sua immaginazione e mitizza trulli e scorci del centro antico locale. Il candore del latte di calce che abbaglia i muri, il rosso delle masserie, il verde smeraldo di alberi usciti da un libro di favole, il colore del mare che sussurra al pescatore, le balconate in ferro battuto, si ergono a protagonisti di prospettive lineari e semplici. Le vedute narrano storie di una umanità lontana, silente eppure presente, anche se non rappresentata sulla tela. Quell’umanità, nella sua assenza-presenza, ci osserva e ammonisce. Penso che Martino – sottolinea ancora Palmina – abbia voluto creare il mito dell’evasione dalla società odierna che, con la propria incuria e inciviltà, svilisce soprattutto il centro storico di Fasano. Ed ecco – conclude la Cannone – che Martino, innamorato della sua città, le ridà il suo primigenio candore, la sua purezza incontaminata, la sua bellezza ideale. Copioni antichi, che rimandano a tempi in cui l’uomo, in generale, e il fasanese, in particolare, era più rispettoso dell’ambiente e della propria storia».

