A quarantacinque anni dalla Strage di Via Fani, uno spettacolo che mette a nudo tutto il dramma
FASANO – Una ragazza solleva un mazzo di fiori, attraversa la strada. Una ragazza semplice, un’aria soave, ma quel suo gesto cambia le cose. Quel semplice gesto, dà il via alla Strage di via Fani.
Emerge da subito l’impatto de “Lo Stato delle Cose“, libera rivisitazione del libro “Gli eroi di via Fani” di Filippo Boni, che si è tenuto ieri sera (giovedì 16 marzo), nella cornice del Teatro Sociale di Fasano. A portare in scena lo spettacolo l’associazione SenzaConfine.
A sviscerare le pagine del “viaggio-romanzo” di Boni un’interpretazione magistrale di Federico Vigorito e David Marzi, accompagnati dalle musiche di Miriam Neglia, in una performance che regala storie, attimi che cambiano il corso degli eventi. In scena vengono calati degli oggetti, ognuno con un significato ben preciso e legato ai cinque eroi di via Fani che il 16 marzo 1978 persero la vita, impotenti di fronte al rapimento dell’Onorevole Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.
Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e il fasanese Francesco Zizzi, uomini condannati sin da subito al sacrificio, servitori di uno Stato che mai li ha protetti abbastanza. Ognuno con una sua storia personale, un percorso, un viaggio che Boni ha voluto ripercorrere nel suo libro, in virtù di quella promessa fatta al padre tempo fa, legata ai ricordi di una moneta che il nostro Franco Zizzi aveva a quest’ultimo donato.
“Lo Stato delle cose”, in fondo, racconta di quanto leggi che ci appaiano perfette possano mutare in un attimo, innescando la scintilla di cambiamenti, ora tragici, come la perdita di più vite umane, ora belli, come il mantenimento di promesse, e incontri a distanza di decenni.
Un racconto che ha colpito forte come un pugno, ma un pugno necessario, utile a commuovere una platea gremita di giovani e non, e a non dimenticare quel che è Stato.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.