
Nella suggestiva cornice del Minareto, l’icona del cinema italiano è stato protagonista di un divertente monologo nel secondo appuntamento di Teatro sotto le stelle
FASANO – La necessità di ristrutturare la propria identità, specialmente di fronte ad avvenimenti imprevisti e imprevedibili. È questo il messaggio che si cela tra le parole di Ristrutturazione, l’esilarante monologo scritto e diretto da Sergio Rubini. L’icona pugliese del cinema italiano ha presentato il suo spettacolo ieri (30 luglio) nel suggestivo giardino di Villa Damaso-Bianchi (il Minareto), nell’ambito della rassegna Teatro sotto le stelle organizzata in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, inserita a sua volta nel cartellone generico di Wow!Fasano approntato dalla nostra Amministrazione comunale. Presente anche il Sindaco Zaccaria per i saluti e i ringraziamenti istituzionali.
Ad accompagnare sul palco Rubini, protagonista unico dello spettacolo scritto a quattro mani con Carla Cavalluzzi e che vede anche la regia dello stesso attore, la band Musica da Ripostiglio: Luca Pirozzi alla chitarra e voce, Luca Giacomelli alla chitarra, Raffaele Toninelli al contrabbasso ed Emanuele Pellegrini alla batteria.
Un racconto solare che fa riflettere con il sorriso su storie di ordinaria quotidianità che hanno al centro della narrazione la casa e le disavventure e le inside che in essa si celano. Come è accaduto con la sua prima casa, acquisto fatto dai genitori come regalo per la sua emancipazione e soprannominata “il pozzo” in quanto ubicata al piano seminterrato, che gli porterà anche problemi di tubature grazie alle poco sapienti mani di Vito (in realtà il suo autista) e dell’improbabile idraulico Agostinelli, compagno di leva del primo e complice dell’affondamento di una nave tedesca ormai in disuso.
Oppure come quella della vasca in resina “inghiotti acqua” o del tritarifiuti utilizzato in maniera smodata durante il lockdown dalla sua compagna Carla che finirà per intasare le tubature con tanto di nausebonda invasione, e quindi per richiedere l’intervento del classico “spurgo”.
La divertente carrellata di disavventure del Sergio-narratore (in forma strepitosa, va sottolineato), è stata intervallata, oltre che dai siparietti dell’abile band (bravi strumentisti e performer), anche da letture di stralci di veri e propri trattati di architettura, come quello di Gio Ponti o di Vitruvio, fino a una suggestiva poesia del libanese Khalil Gibran.
Prima di chiudere con una divertente composizione in vernacolo di un poeta del suo paese natio (Grumo Appula), abilmente accompagnata dai musicisti in chiave swing, Rubini ha augurato a tutti di «ritrovarci ancora in luoghi chiusi, un po’ ristrutturati nelle nostre coscienze – perché a questo dovrebbe essere servito questo lungo e difficile periodo – ma con una visione nuova: tutto si può affrontare».


