Primo appuntamento della terza edizione di “LibriAmo…tra gli ulivi”, la rassegna organizzata dal Mondadori Point locale di Laura De Mola
FASANO – Genio rivoluzionario della musica pop italiana. Lucio Battisti, che proprio quest’anno avrebbe spento 80 candeline, è tra i pochi musicisti che le generazioni si trasmettono – e si trasmetteranno – come un’icona preziosa.
Andrea Scanzi, a 25 anni dalla scomparsa, ne ha voluto dare una versione personalissima nel suo ultimo libro dal titolo, Lucio Battisti. Il genio invisibile, pubblicato da poco da PaperFirst.
Il giornalista e scrittore aretino ha aperto ieri (6 luglio) la terza edizione della rassegna LibriAmo…tra gli Ulivi, organizzata ancora una volta dal Mondadori Point di Laura De Mola – suoi i saluti e i ringraziamenti iniziali di rito –, in collaborazione con la nostra testata.
Partner di questa edizione anche due gioiellerie, Tiara di Fasano e AMen di Monopoli, che hanno lanciato il progetto Benvenuti in Puglia (presentato per l’occasione da Mariateresa Maggi).
Ad accompagnare Scanzi sul palco, allestito nel parco della suggestiva Masseria San Giovanni, il cantante e musicista pescarese Gianluca Di Febo, frontman dei Terzacorsia.
Superbe le sue interpretazioni: da Voglio Anna a E penso a te, da Il mio canto libero a La collina dei ciliegi, da Nessun dolore ad Amarsi un po’.
Una presentazione-spettacolo che ha fatto il suo esordio proprio ieri e che ha reso omaggio a quello che Scanzi ha definito «un’artista a cui ho voluto un sacco bene, un genio assoluto amato negli anni ’60 e ’70 e odiato e abbandonato dagli anni ’80 in poi».
Il giornalista toscano ha così raccontato la carriera unica e complessa del musicista – Battisti non è propriamente un cantautore, in quanto ha scritto molto di rado i testi – di Poggio Bustone.
Dagli esordi, con il suo arrivo a Roma, molto sicuro di sé. Lucio sa bene di non aver una bella voce, anche se alla fine si fa convincere e incide le sue canzoni, ricevendo critiche feroci nonostante il pubblico lo apprezzi invece moltissimo.
Battisti è anche perspicace, tanto da rifiutare di farsi produrre dai produttori dei Beatles. Lui è molto attaccato al denaro e sa che ce l’avrebbe fatta lo stesso, da solo.
Per questo insieme all’inseparabile Mogol, darà vita a una sua casa discografica, la Numero 1, con la quale sfornerà un successo dietro l’altro. Due almeno, le trilogie memorabili, secondo Scanzi.
La prima che va dall’aprile del 1972 al settembre del 1973 con gli album Umanamente uomo: il sogno, Il mio canto libero e Il nostro caro angelo.
La seconda che va dal 1976 al 1978 con gli album La batteria, il contrabasso, eccetera, poi Io, noi tutti e infine Una donna per amico (il suo disco più venduto).
In mezzo Anima Latina, del 1974, una vera e propria svolta. Un disco azzardato e rivoluzionario. E stroncato dalla critica, nemmeno a dirlo.
Musicista rivoluzionario Battisti, che sceglie prima, nel 1970, di non fare più concerti dal vivo, poi nel 1972 di non apparire più in televisione (salvo qualche triste comparsata in tv estere).
Regalandoci però dieci minuti di un duetto-capolavoro con una mostruosa Mina. Irripetibile momento di Musica maiuscola.
Infine, lo strappo con la stampa, che non è mai stata benevola con lui. Accade quando gli nasce il primo e unico figlio e la nursery viene letteralmente assaltata dai giornalisti famelici.
Nel 1980 arriva il disco Una giornata uggiosa, atto finale della storia artistica tra Mogol e Battisti.
Poi, Battisti decide di vivere una nuova vita artistica. Si rinnova ancora una volta e nascono una serie di dischi affascinanti assieme al paroliere Pasquale Panella. E ci regalerà altre pagine di Musica.
Musica che, come lo stesso Lucio dichiarò nell’ultima intervista rilasciata nel 1979 a Giorgio Fieschi di Radio Svizzera, è un po’ un contrasto di come io vedo la vita e la vita è fatta di cose contrastanti. Coesiste il desiderio di fare musica molto bella e il desiderio di fare musica molto popolare, il desiderio di fare musica molto rozza.
Non servono altre parole per definirla.
Fotoservizio di Mario Rosato.