
Nacque a Ceglie Messapica il 16 settembre 1932
FASANO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Don Donato Lioi in merito alla scomparsa di Don Giuseppe Curri.
“Una vocazione maturata fin da ragazzo ma l’entrata in Seminario avviene solo all’età di 16 anni, dopo un periodo di lavoro con il padre.
La sua salute è stata sempre molto gracile tanto che veniva chiamato ‘la macilenta’ (la debolezza in persona); lui non ha fatto mai pesare sugli altri questa sofferenza, anzi ci scherzava sopra.
Una volta sacerdote il suo Ministero pastorale lo ha svolto in mezzo ai ragazzi e principalmente a Fasano. Era, per i numerosi ragazzi, fratello, padre e nonno. I ragazzi, da parte loro, oggi ex allievi, ne sono riconoscenti. Ha seguito numerosi ex allievi sia con gli articoli come direttore del Giornalino ‘Amico del Fanciullo’ e sia attraverso i mezzi di comunicazione sociale.
Il suo Ministero Pastorale lo ha svolto per un breve periodo nella Chiesa dell’Addolorata a Bari in Via Giulio Petroni. Comunque è stato sempre disponibile nell’aiutare i Parroci nel Ministero Pastorale.
Ha fatto anche l’esperienza di Cappellano nell’ospedale di Fasano. Anche negli ultimi tempi, pur malato seriamente, non ha mai avuto paura della morte.
Come sacerdote Guanelliano era un uomo che ha sentito sulla sua vita i problemi del mondo: fame, guerra, pandemia. Come un successore di Don Sante Perna, ha interpretato e continuato il Progetto di Don Sante Perna con lo Spirito guanelliano.
Arrivava a Fasano nel 1965 e poi per quaranta anni sempre tra le voci dei bambini.
Quando un sacerdote muore porta con sé in cielo non soltanto se stesso, ma un’infinità di esistenze. Tutte quelle che hanno attraversato la sua vita, in un modo o in un altro, per tempi lunghi o brevissimi, in una confessione o in una amicizia intensa, in un momento di preghiera o in una gita, attraverso un aiuto dato o ricevuto. La vita del prete è un crocicchio in cui si fermano tanti e tanti bisognosi, tanti e tanti cercatori di luce.
Ogni volta che un sacerdote sale al cielo, porta con sé, in modo rinnovato, queste vite, queste attese, queste domande, queste suppliche, questi drammi, queste scoperte. E così il mondo viene rinnovato. L’amore di un sacerdote non finisce con la morte, ma anzi continua con una intensità maggiore, con una maggiore profondità. Perché ora egli vede. Vede quello che prima non poteva vedere. E sa quello che prima non poteva sapere.
Ho conosciuto don Giuseppe nella Casa di Fasano. Un confratello ma anche un amico con cui condividere idee, pensieri, gioie, preoccupazioni.
Quindi la nostra vicinanza nella Casa di Fasano è stata molto ricca perché Don Giuseppe è stato il mio primo compagno di viaggio nella gloriosa e indimenticabile esperienza di Educatori. Questi sono stati gli anni di passaggio da Istituto a Comunità familiari, poi Comunità Educative; la partecipazione di Don Giuseppe è stata sempre entusiastica, ci diceva di non fermarsi, di fare sempre di più per il bene dei ragazzi.
Certamente sono stati anni in cui non avevamo nessuna percezione di ciò che sarebbe nato, ma sono stati anni avventurosi, belli, in cui abbiamo imparato a confidare in Dio e in lui soltanto.
Don Giuseppe è stato un uomo intelligente e curioso. Intelligente di una intelligenza che gli veniva dalla sua passione per la bellezza, che affondava le sue radici ancora negli studi svolti nella scuola guanelliana. Poi questa passione del bello lo ha accompagnato per tutta la vita.
Era un uomo soprattutto curioso dell’umanità, dell’umanità degli altri. E ogni qual volta usciva si sentivano i suoi racconti delle persone incontrate.
Soffriva per la povertà delle persone incontrate…faceva un pezzo di strada con loro; come don Sante Perna con una mano riceveva e con due donava.
Rendiamo grazie a Dio per tutto quanto don Giuseppe ha portato nella Chiesa e nella Congregazione, per tutto quanto ha donato a noi, per tutto quanto ha donato all’infinito numero di persone che ha accostato.
Gli ex Allievi sono stati la sua passione, li cercava, li seguiva, gli scriveva, li ammoniva, li aiutava. Facebook era il mezzo per arrivare a tutti. La domenica mattina di buon’ora c’era già il pane fresco: il Vangelo per tutti.
Non ha mai abbandonato la sua passione per la pastorale: la liturgia perfetta, i fiori sull’altare, i canti…l’omelia.
Preghiamo, sicuri di ritrovarlo in cielo quando avremo tutti trent’anni, e saremo tutti giovani: sant’Agostino ha scritto che in Cielo avremo sempre trent’anni, quindi saremo nel meglio delle nostre energie e anche delle nostre fattezze. Perciò, la giornata di oggi, oltre che essere certamente una giornata di silenzio e di tristezza, è anche una giornata di gioia, in cui viene anticipato, per grazia di Dio, l’incontro finale che avremo con i nostri cari.
Caro Don Giuseppe… la Madonna ti accompagni.”