Il movimento In Comune interviene sulla vendita dell’immobile “vincolato in quanto bene di particolare interesse culturale”
FASANO – Appena un mese fa il Comune di Fasano deliberava l’alienazione di Masseria Tavernese, un bene che però, secondo il consigliere comunale di In Comune, Vito Bianchi, sarebbe inalienabile.
“Masseria Tavernese – si legge nel comunicato di Bianchi -, uno degli ultimi baluardi della piana degli Ulivi Millenari fasanese rimasti ancora intatti, esempio straordinario di architettura con 100 tomoli (l’antica unità di misura che nel nostro territorio corrispondeva a circa 8500 mq), di proprietà comunale, dopo un lascito dei vecchi proprietari è stata messa in svendita per 4.800.000 euro. Noi di “in Comune” riteniamo che ciò non sia possibile, e per varie ragioni. Per la sua importanza storica, per le caratteristiche architettoniche della tenuta che, tipiche della piana degli ulivi monumentali, hanno partecipato alla straordinaria formazione dello stesso paesaggio, masseria Tavernese (presente nella pianta del territorio di Fasano del cabreo del baliaggio di Santo Stefano del 1748) è stata dichiarata “immobile di particolare interesse culturale”.
Il provvedimento del ministero per i Beni e le Attività culturali e per il turismo (MiBACT) è stato notificato al Comune di Fasano lo scorso anno, in risposta al quesito posto dall’amministrazione comunale di Zaccaria e soci che, avendo intenzione di procedere alla vendita, avevano chiesto alla Soprintendenza di verificare l’eventuale interesse culturale dell’immobile. La risposta è stata netta: masseria Tavernese riveste, appunto, “particolare interesse culturale”. Di conseguenza, diviene un bene del demanio culturale e, pertanto, non solo risulta vincolata, ma anche, e soprattutto, diventa inalienabile, come espressamente statuito dall’art. 54, comma 1, lettera d-bis del Codice dei Beni Culturali.
Se così è, non si comprendono i progetti del Comune e l’intenzione del sindaco Zaccaria e della sua giunta di procedere alla vendita di masseria Tavernese. Inoltre, ammesso e non concesso che, tramite bizantinismi interpretativi, l’inalienabilità di masseria Tavernese sia impropriamente bypassata, può davvero essere giustifica l’alienazione di un bene di tale rilevanza storica e culturale come necessaria per ripianare i buchi delle casse comunali?
Ci si chiede quali appetiti graviterebbero attorno ad un sito di tali dimensioni, con destinazioni d’uso per lo più E3 (zona agricola di salvaguardia e interesse ambientale) e area interessata dal vincolo paesaggistico, ovvero zone agricola E2 (parco agricolo produttivo): un nuovo campo da golf a 18 buche? Un resort o una SPA? Proprio per conoscere preventivamente le sorti di questo scrigno di storia del nostro territorio, il cui passaggio ai privati potrebbe sconvolgere definitivamente la sua e la nostra identità, sottoponiamo pubblicamente all’amministrazione alcuni quesiti importanti: 1) È stato prodotto un programma delle misure necessarie ad assicurare la conservazione del bene? 2) Dove sono stati indicati gli obiettivi di valorizzazione che si intendono perseguire con l’alienazione del bene, con le modalità e i tempi previsti per il loro conseguimento? 3) Sono state indicate le modalità di fruizione pubblica del bene, anche in rapporto alle destinazioni d’uso?
Riteniamo che il sindaco Zaccaria e compagni abbiano il dovere di rispondere alla cittadinanza sulla questione. Una questione che, tramite il nostro consigliere comunale, prof. Vito Bianchi, porteremo nel prossimo consiglio comunale”.