Tre roghi in meno di due settimane hanno arrecato ingenti danni dal punto di vista ambientale
TORRE CANNE – Nelle ultime settimane l’area umida di Fiume Grande, alle porte di Torre Canne è stata oggetto di incendi che hanno danneggiato gravemente gli habitat presenti. Una zona che rientra nel Parco naturale regionale delle Dune costiere.
Su quanto accaduto nelle ultime settimane è intervenuto l’on. Enzo Lavarra, presidente del Parco naturale regionale delle Dune costiere.
«La successione di incendi nel canneto dell’area umida di
“Fiume grande” a Torre Canne autorizza a dubitare dello loro
accidentalità – dichiara Lavarra -.
Di certo essi sono distruttivi di aree di pregio naturalistico e non va dunque trascurata
ogni azione di indagine, verifica e vigilanza da parte degli organi
preposti.
Siamo fiduciosi – conclude il presidente del Parco – che Carabinieri,
Carabinieri Forestali e le altre forze dell’ordine nell’ambito delle proprie
competenze agiranno in modo adeguato e faranno sentire la presenza dello Stato
a garanzia della tutela di beni comuni messi a rischio o dalla incuria
dell’uomo o da finalità criminose».
Cosa c’è dietro i tre incendi che in meno di due settimane hanno interessato la zona umida di Fiume Grande a Torre Canne. È una domanda che si stanno ponendo in molti e che forse anche gli organismi preposti dovrebbero incominciare a porsi.
Nella tarda serata di martedì 26 febbraio si è registrato l’ultimo rogo in ordine di tempo, il terzo in meno di due settimane.
Intorno alle ore 22 tutto ad un tratto il canneto ha iniziato a prendere fuoco, proprio a ridosso dello stabilimento termale. Le fiamme hanno quasi lambito la struttura ricettiva dove hanno sede le Terme.
Sul posto hanno operato per diverse ore i Vigili del Fuoco di Ostuni.
Sulla natura dolosa del rogo non dovrebbero esserci dubbi, considerate le basse temperature di questo periodo. Quello di martedì 26 febbraio è il terzo incendio sviluppatosi nella stessa area in pochi giorni. Il primo si era avuto nella notte tra il 13 e il 14 febbraio scorso. Il secondo due giorni dopo, nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 febbraio.
Ingenti sono i danni arrecati all’area dal punto di vista ambientale.
Nel primo incendio sono anche intervenuti i Carabinieri della compagnia di Fasano che hanno eseguito una serie di accertamenti. Tre incendi in 13 giorni e per di più in un periodo dove l’innesco accidentale dei roghi è improbabile se non addirittura impossibile, di certo meriterebbero una serie di approfondimenti.
Le ipotesi su questi tre roghi potrebbero essere diverse. Nel canneto in questione da ottobre a marzo trovano rifugio nelle ore notturne milioni e milioni di storni, volatili protetti che arrecano ingenti danni al comparto agricolo e non solo. Quindi una delle ipotesi potrebbe essere legata alla presenza di questi uccelli che, normalmente, utilizzano i canneti e le aree umide per trascorrervi la notte. Altre ipotesi potrebbero riguardare, invece, situazioni ben diverse, probabilmente legate a questioni che nulla hanno a che vedere con gli storni.