“Lucciole e stelle nel nero della notte”, spettacolo dalle tante suggestioni, è andato in scena al Minareto in occasione del centenario dalla nascita dell’artista friulano
FASANO – In occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, non poteva mancare il personale omaggio del nostro Liceo, sempre attento a ricorrenze e tematiche universali, alle voci spesso “fuori dal coro”.
Lo spettacolo Lucciole e stelle nel nero della notte – che rientra nel progetto Intrecci di Musica e Letteratura, coordinato dai docenti Michele Iacovazzi e Mina Corelli e sostenuto dal dirigente scolastico Maria Stella Carparelli – messo in scena dall’I.I.S.S. Leonardo da Vinci in collaborazione con l’Associazione Pro Selva e con il patrocinio del Comune di Fasano, è andato in scena ieri (29 luglio) nella suggestiva cornice del Minareto a Selva di Fasano.
Quattordici gli studenti coinvolti. Ecco i loro nomi in rigoroso ordine alfabetico: Davide Blonda, Arianna Bongiorno, Gabriele Cacucci (nei panni di Pasolini), Francesco Caringella, Simona Carrieri, Mariasole Corelli, Elena Digeronimo, Umberto Di Roma, Daniele Dragone, Gianluca Dragone, Beatrice Laera e Ilenia Masciandaro.
Ad aprire la serata i saluti e i doverosi ringraziamenti della presidente dell’Associazione Pro Selva Petruzzi e della dirigente scolastica Carparelli. A chiudere quelli di Michele Iacovazzi (che ha chiamato sul palco due degli studenti che non hanno potuto provare lo spettacolo causa covid: Giuseppe Argese e Manuela Miano) e dell’Assessore alla Cultura Cinzia Caroli.
Pasolini è una delle figure più controverse del panorama culturale italiano del ‘900. Contestato e contestabile – non tutta la sua vasta produzione è sempre in odore di capolavoro –, ha lasciato e lascerà sempre il segno. Come solo i grandi possono fare.
La sua storia è stata raccontata – avendo come sottofondo brani di alcune colonne sonore tratte dai suoi film e soprattutto dal suggestivo disco strumentale a lui dedicato da Remo Anzovino, dal titolo L’alba dei tram – attraverso alcune testimonianze di intellettuali e amici, stralci di varie opere scritte, da Ragazzi di vita alle raccolte poetiche, dagli Scritti corsari alle Lettere luterane e immagini tratte dai suoi film.
Non potevano mancare alcune celebri canzoni con testi suoi, come La recessione (musicata da Mino De Martino e cantata da Alice), il Valzer della toppa (musiche di Piero Umiliani), Che cosa sono le nuvole? (su musica di Domenico Modugno) e Cristo al Mandrione (su musiche di Piero Piccioni). Così come non potevano mancare due celebri canzoni a lui dedicate, come A Pa’ di De Gregori e Lucio Dalla e Una storia sbagliata di De Andrè, scritta assieme a Massimo Bubola.
Spettacolo-omaggio ricco di suggestioni, poliedrico nella sua messa in scena, così come poliedrico era Pasolini: contraddittorio, ambientalista, profetico, poetico, narratore, cineasta, scandaloso, censurato, anticlericale, figlio, omosessuale, attuale e tanto, tanto scomodo.
Come scrisse il grande Pietro Citati (morto lo scorso 27 luglio): «Una figura lo aveva sempre ossessionato: Cristo deriso, sputato, colpito, lapidato, inchiodato, ucciso sulla croce. Facendo film, scrivendo e vivendo, egli cercava soltanto di venire lapidato ed ucciso, come la pietra dello scandalo, la pietra d’inciampo, che viene respinta dalla società umana. Ma Cristo morì per salvare gli uomini. Lui sapeva di non potere salvare nessuno, tanto meno se stesso. Voleva soltanto conoscere la morte atroce, immotivata, vergognosa – la vera morte, non quella lenta e pacifica che noi sopportiamo nei nostri letti educati –: la morte che aveva sempre reso terribile la sua dolcezza».
Morte che arriva quel 2 novembre 1975. Una morte tuttora avvolta nel mistero, una storia che resta ancora “tutta sbagliata”.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.