Nel nuovo appuntamento della Stagione di musica da camera fasanese il trio ha proposto un programma sontuoso: Brahms, Wieck e Schumann
FASANO – «La musica è una macchina per sopprimere il tempo». Aveva ragione Lévi-Strauss, la musica ha il potere di riunire a distanza di secoli le anime che in passato sono state legate da affinità elettive.
Proprio come Clara Wieck e Robert Schumann, compagni nella vita, e Johannes Brahms che divenne intimo amico della pianista dopo la prematura morte del marito.
I tre compositori sono stati i protagonisti del sontuoso programma, sul filo rosso del romanticismo, proposto ieri (22 marzo) nel nuovo appuntamento della XII Stagione di musica da camera, organizzata dall’Accademia dei Cameristi (diretta da Mariarita Alfino) e l’Amministrazione del Comune di Fasano.
Sul palco del Nuovo Teatro Sociale si sono esibiti Christian Sebastianutto al violino, Izak Hudnik al violoncello e Umberto Jacopo Laureti al pianoforte, dotati di un’alchimia naturale quanto rara, densa di talento e passione.
In apertura di programma la Sonata per violino e pianoforte in la magg. op.100 n.2 opera scritta da Johannes Brahms nel 1886 (composta da tre movimenti: Allegro amabile, Andante tranquillo, vivace di qui andante e Allegretto grazioso, quasi andante).
Di non facile esecuzione ma suonata in maniera impeccabile dal duo Sebastianutto-Hudnik.
A seguire, in trio ha eseguito due delle più belle composizioni della celebre coppia artistica formata da Clara Wieck e Robert Schumann.
Della prima il Trio in sol magg. op.17, la sua opera più importante, scritta nel 1846 e composta da quattro movimenti: allegro moderato, scherzo, andante e allegretto.
Del secondo invece, il Trio in fa magg. op.80, scritto sull’onda emotiva di quello della sua compagna e composto anch’esso da quattro movimenti: molto animato, con un’espressione intima, in un movimento moderato e non molto veloce.
Opera di sublime decadenza romantica.
Il prossimo appuntamento è fissato per il 5 aprile con un quintetto di archi e pianoforte su musiche di Reinecke e Hahn. Non vediamo l’ora.