Veronica Giannandrea parla delle emozioni e delle gioie di una giornata indimenticabile
NEW YORK – Cronaca di una giornata indimenticabile per le vie della grande Mela, inseguendo il sogno di mettere al collo la prestigiosa medaglia della New York city Marathon. Lo scorso 6 novembre allo start sul Ponte Giovanni da Verrazzano per la 51ma edizione di una delle maratone più prestigiose al mondo c’era anche Veronica Giannandrea. La vulcanica architetta di Pezze di Greco non ha voluto mancare all’edizione post Covid-19, immersa nella marea degli oltre 50mila atleti che hanno indossato la pettorina della competizione a stelle e strisce. Una gara diversa dal solito per l’atleta nostrana che ha voluto condividere le gioie e le emozioni di una giornata indimenticabile.
“La maratona è un po’ la metafora della vita, puoi portare a termine e raggiungere il traguardo, solo se fai impegnativi mesi di allenamenti, di rinunce, di fatica, tanto sudore, di passione, di entusiasmo e accetti anche i dolori. Si, la maratona non si improvvisa, per arrivare devi essere lucido, determinato, resistente e preparato. Ma in assoluto quello che ho imparato da questa maratona? è una lezione di vita! e mi ha fatto capire cos’è per me più importate. Ma una cosa è certa, ed è che se vuoi fortemente qualcosa e ti impegni, ce la puoi fare”.
Il racconto al limite tra lo sport e la tenacia di voler portare a casa l’obiettivo della partecipazione alla Corsa prende le mosse dal dato di fatto che Veronica non si ritiene una grande sportiva e ci tiene a sottolineare che la sua “grande ed incredibile” avventura è iniziata solo il 6 marzo scorso, seguendo le gesta della Dorando Pietri di Pezze di Greco, e dopo 9 mesi ha avuto il merito di portare a casa una medaglia, e che medaglia! Il suo racconto, i suoi appunti di un viaggio oltre oceano per indossare le scarpe da ginnastica e la pettorina numero 32612 iniziano e finiscono con la costatazione di un’impresa difficile, ostica, lungo un percorso molto impegnativo con ardue salite ed interminabili ponti. Il solo pensiero gli fa luccicare gli occhi
“La maratona non la vinci da solo, la vinci con tutte le persone che ti amano e ti stimano ma anche con tutta la gente incontrata durante il percorso di quei 42 Km e 195 metri. Ci sono stati dei momenti veramente disarmanti e molto pesanti. Niente è stato facile, la mia vera forza per andare avanti è stata proprio quella di pensare a tutte le persone, amici e familiari che da casa tifavano per me”.
Un’avventura alla maratona di New York, questa prova da leone, che per Veronica Giannandrea nasce 3 anni fa quando si è iscritta ad un master di coaching: il “MICAP” (Master Internazionale in Coaching ad Alte Prestazioni del Dott. Roberto Cerè), per certificarsi come coach e mental coach. La prerogativa di questo master era quella di diventare una persona che sappia affrontare prestazioni eccellenti in condizioni esasperate, in modo tale, da poter diventare più strutturato e riuscire ad affrontare la vita con più consapevolezza ritrovando la migliore versione di se. È un percorso di studi altamente professionale sviluppato per chi vuole diventare un coach professionista, capace, credibile e autorevole.
Il racconto di Veronica e della sua spedizione oltre Oceano sembra un fiume in piena e si fatica a stare dietro ad una descrizione ricca di particolari, ripercorrendo l’evento ad occhi aperti, soffermandosi anche sui colori del periodo e sul profumo autunnale del noto Central Park. I suoi appunti non scritti della gara vivono un sussulto, quando arriva l’episodio che lei ci tiene a condividere, tra un’emozione che si fatica a descrivere.
“Ero completamente in trance, non sentivo niente, percepivo solo i colori e profumi autunnali dell’appena raggiunto Central Park, quando sento urlare una vocina: Mammaaaa Mammaaaaa Ti Amoooo, ce la puoi fare, io credo in te, ora corri ci vediamo all’arrivo!. Da qual momento ho cominciato a piangere, mi attendevano circa 5 Km al raggiungimento dell’arrivo ed il pensare che mio figlio di soli 13 anni, avesse percorso correndo per me, diversi km, da solo, tra centinaia di gente, nel Central Park per cercarmi, trovarmi e motivarmi per poi ritornare dal padre verso l’arrivo, mi ha dato un’emozione e carica straordinaria… la vera forza per dire: ce l’ho fatta!”
Questa è l’altra faccia di una New York City Marathon, quella raccontata da Veronica, dove il risultato è passato in secondo piano per fare emergere quello che lei stessa descrive come… un meraviglioso viaggio che si chiama amore.