Perfino Dio, dopo la sua settimana di “creazione”, il settimo giorno riposò. Ma per il tifoso è un’altra storia
FASANO – La domenica è il giorno di riposo per eccellenza. Perfino Dio, dopo la sua settimana di “creazione”, il settimo giorno riposò. Ma per un tifoso la domenica è un’altra storia. La preparazione e l’attesa per questa giornata cominciano infatti già dalla domenica precedente. Il countdown scorre imperterrito tra previsioni e aggiornamenti, ansie e positività.
Si incontrano gli amici, i colleghi e ci si da appuntamento al solito posto, su quegli spalti.
E poi, finalmente, ci si sveglia in quel giorno segnato in rosso sul calendario. È festa e, come per ogni occasione importante, si indossa il “vestito buono”. La felpa portafortuna e la sciarpa si sfoggiano fin dalle prime ore del giorno, pronti per la nuova ed emozionante avventura che avrà luogo subito dopo l’ora di pranzo.
L’adrenalina in circolo, i saluti, gli abbracci affettuosi. Ma poi concentrazione assoluta. Tutta quella gente che guarda nella stessa direzione. Intenta a seguire ogni mossa, ogni passo, ogni spostamento e traiettoria seguita da quel pallone. Un semplice pallone capace di cambiarti la giornata!
«È qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Come fai a capire quando mancano tre minuti alla fine e stai due a uno in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient’altro nella testa… E poi il fischio dell’arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo, e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato un momento cruciale in tutto questo rende la cosa speciale, perché sei stato decisivo come e quanto i giocatori, e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c’è sempre un’altra stagione» (da “Febbre a 90’”).
Che sarà mai una partita? Ecco, questa è la risposta. Il battito del cuore scandito da un cronometro segnante ogni singolo secondo fondamentale per l’esito del match. Un pianto disperato che può in pochi attimi trasformarsi in lacrime gioiose che solcano il viso, rigando un luminoso sorriso. E loro sono lì, tutti in piedi, saltellanti tra urla festose che ringraziano ed emulano quell’abile piede che ha diretto la sfera di cuoio dritta in rete. Si festeggia e si torna a casa appagati, soddisfatti, esultanti e, perché no, gongolanti, contenti di essere stati in campo a respirare “aria buona” e aver contribuito alla scrittura di un’altra pagina di storia. E tutta quella gioia viene condivisa e, a sua volta, trasmessa a chi sta intorno. Questo il potere di una “semplice” partita, cassa di risonanza di felicità.
La vittoria può cambiarti la giornata, la settimana, ma il lunedì segna sempre un nuovo inizio, una nuova attesa per la prossima domenica, per i prossimi entusiasmanti 90 minuti.