Il maestro liutaio fasanese, padre del nostro collaboratore Michele Cavallo, ha per una vita trasformato, con la sua arte, pezzi di legno in autentici violini
FASANO – Francesco Cavallo – il maestro liutaio Francesco Cavallo, padre del nostro collaboratore Michele Cavallo – non c’è più. L’uomo che per una vita è riuscito, con la sua arte, a trasformare pezzi di legno in violini e a far rinascere a vita nuova strumenti musicali di ogni genere ridotti a mal partito dall’incuria e dall’usura del tempo è volato in cielo. Se n’è andato improvvisamente. Anche all’atto della partenza per l’ultimo viaggio il maestro non ha voluto tradire quello che era il suo stile di vita, improntato ad un’eleganza e ad un aplomb che appartenevano ad un uomo di altri tempi.
Nonostante i suoi 92 anni – il 2 novembre prossimo avrebbe spento le 93 candeline –, Francesco Cavallo non ha mai voluto sentirne di appendere gli strumenti di lavoro al chiodo. A dispetto dell’età (anagrafica), il maestro ha continuato sino alla fine a coltivare la sua grande passione: restituire dignità agli strumenti musicali.
La passione per la musica a Francesco Cavallo l’aveva trasmessa un soldato altoatesino – Tarcisio Negri –, che durante il secondo conflitto mondiale fu di stanza a Fasano. Il milite avviò Cavallo al violino. Finita la guerra, il Francesco Cavallo proseguì gli studi musicali con la professoressa Erica D’Amico. Negli anni 60 emigrò in Svizzera e, almeno nei primi tempi, fu costretto a lasciare il primo “amore” per dedicarsi al basso elettrico. Suonando questo strumento, ebbe la possibilità di far parte di diversi gruppi musicali. Band che all’epoca si esibivano in ogni angolo della Confederazione. Sempre con questi gruppi incise un 45 giri in vinile. Ma la sua grande passione è sempre rimasta il violino e il destino un giorno gli offrì possibilità di frequentare un corso di liuteria. Una passione, quella per la costruzione di violini, che lo ha accompagnato per tutta la vita. Al suo ritorno Fasano – la sua Fasano, città di cui era orgoglioso – il maestro impiantò una piccola bottega artigiana. Luogo dove nel corso degli anni sono nati decine e decine di violini o sono rinati a vita nuova strumenti musicali di pregio. L’arte della riparazione di violini, viole, violoncelli, chitarre e banjo era diventata la sua nuova sfida. Una sfida che il maestro è riuscito sempre a vincere tra l’incredulità dei proprietari degli strumenti affidati alle sue sapienti cure.
Il maestro ha donato un suo violino al Comune: lo strumento, custodito in una teca in vetro, è esposto nella sala di rappresentanza di Palazzo di città. Si dice che per gli uomini parlano le opere. Per Francesco Cavallo “parleranno” i suoi strumenti che, con le loro note, ricorderanno per sempre l’arte del maestro.