Le parole del direttore della struttura in onore della Solennità che si celebra domani
FASANO – Riceviamo e pubblichiamo le parole di Don Donato Lioi, direttore dell’Istituto del Sacro Cuore in merito alla Solennità del Sacro Cuore di Gesù, che quest’anno cade domani, 7 giugno.
“Già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, il culto del Sacro Cuore di Gesù si diffuse nel secolo XVII ad opera di S. Giovanni Eudes (1601-1680) e soprattutto di Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690).
La religiosa, nel monastero di Paray-le-Monial, ebbe per ben 17 anni apparizioni di Gesù che le domandava – appunto – una particolare devozione al suo cuore. Le visioni furono quattro, e in ciascuna di esse, Margherita vide il Cuore di Gesù, sofferente e avvolto nelle fiamme. Così come poi molta iconografia – fino ai giorni d’oggi – lo ritrarrà.
Sono passati 90 anni da quel lontano 1934.
L’Istituto del Sacro Cuore (oggi Comunità Residenziali) nasce con la posa della prima pietra, il 7 luglio 1934, ad opera di un grande uomo, quale fu Don Sante Perna, nato a Fasano il 28 dicembre 1879. Egli dedicò tutta la sua vita alla virtù, al sacrificio e al prossimo, raccogliendo nella sua Casa Orfani ragazzi bisognosi e poveri del tempo. Il 10 luglio del 1934 fu nominato parroco a Fasano e non potendo più da solo accudire tanti fanciulli, dopo tante peripezie, scritti e domande, il 25 maggio 1937, con apposito atto, fece dono della Casa Orfani, all’Opera Don Guanella.
Don Sante scrive: ‘Parecchi anni fa mi trovavo al capezzale di un moribondo. La moglie inginocchiata presso la sponda del letto singhiozzava desolatamente, mentre una nidiata di piccoli innocenti, ignari della grave sciagura che loro sovrastava, facevano corona al letto del morente genitore. Era una scena che toccava il cuore. Ad un tratto i languenti sguardi del moribondo si fissarono su di me e con voce straziante lentamente mi disse: “Don Sante, io muoio…, faccio la volontà di Dio… ma quello che più mi tormenta e mi strazia… è il pensiero della sorte… dei miei figli… sono senza pane… abban… dona…ti…’.
Guardò il Crocefisso, guardò i figli, e poi si spense, volando in cielo a perorare presso il trono dell’altissimo la causa degli orfani. Con gli occhi pieni di lacrime, e col cuore affranto abbandonai quella casa, in via Bruni; e mentre attraversavo la piazzetta vicina, dove ora è esposta l’immagine del Sacro Cuore, sentii potente nel mio cuore ‘Orphano tu eris adiutor: tu sarai l’aiuto dell’orfano’.
Oltre alla posa della prima pietra come fondamento sicuro della costruzione subito affidò la sua Casa Orfani al Sacro Cuore di Gesù con un quadro da lui stesso ideato.
Don Nino Massara direttore dell’Istituto negli anni 1976 – 1980, così commenta questo quadro sul bollettino ‘Amico del Fanciullo’ n.6 del 1977: ‘Il dipinto che sta incorniciato sopra l’Altare del Tempio del Sacro Cuore del nostro Istituto raffigura la persona del nostro Redentore col suo Cuore visibilmente raggiante sul petto, e sotto il suo manto protettore un bambino, appunto orfano.
Ed è proprio il bambino a richiamare l’attenzione di chi guarda: l’immagine di un bambino disinvolto, bello, di una povertà bene evidente, in atteggiamento religiosamente composto e sereno che volge lo sguardo e le manine giunte verso l’alto. Tra il gesto implorante del fanciullo posto tra la figura maestosa del Salvatore e le anime del Purgatorio, egli appare come l’intermediario più autentico anche dello stesso Cristo, che lo propone, raccogliendone il grido, a intercessore per loro presso il Padre.
‘Noi non sappiamo – prosegue Don Nino – se il bimbo raffigurato si chiama Vito o Carlo, Oronzo o Francesco; ma è certo che Don Sante, suggerendo l’idea all’autore del dipinto ha voluto sintetizzare nell’immagine, la devozione al Sacro Cuore, la vivissima pietà del popolo pugliese per i suoi defunti e il suo amore tenerissimo per i fanciulli orfani e bisognosi. Sull’altare della Cappella laterale destra della Chiesa, Don Sante collocò il quadro della Madonna del Rosario, offerto dalla gentildonna Corinna Colucci Paternò e dipinto da Ferdinando Schiavone.’
Nell’oltre il Fondatore non ci sono gli uni(religiosi) o gli altri (laici), ma viene rappresentato l’incontro di due vocazioni: quella dei consacrati e quella dei laici. È la valorizzazione dello specifico di ciascuno che permette la costruzione di una realtà di accoglienza ricca di molte complementarità tra le quali quella centrale tra religiosi e laici che consente di andare oltre il fondatore. Questo elimina il rischio di ritrovarsi ‘orfani’ quando il fondatore non c’è più, perché non tutto dipende da lui, è riferito a lui, è centrato su di lui.
Cari Fasanesi ed abitanti delle Frazioni, residenti a Cocolicchio, esiste ancora oggi un forte senso di appartenenza alla Casa Orfani Sacro Cuore: questa Opera resta il frutto del vostro lavoro volontario consegnato giornalmente nelle mani di Don Sante. Ieri come oggi fin dalla sua fondazione, è stata un’opera di carità al servizio degli orfani. Continuiamo con questo spirito, mano nella mano, con i nostri benefattori, ad aiutare questa Casa.
Auguri a voi ed a noi. Il Sacro Cuore, da questo Colle o SerroMatarano, benedica tutti voi, le vostre famiglie, i nonni, i bambini, gli ammalati, gli ex Allievi, gli amici ed i benefattori, oggi e sempre.”