Lo storico magazziniere ha smesso di raccontare gli aneddoti di una lunga storia biancazzurra
FASANO – Marcuccio Caccavella, al secolo Marco Schiavone, ci ha lasciati nel silenzio delle sue quattro mura domestiche e con sé va via un pezzo consistente della storica calcistica biancazzurra. Classe 1928 all’anagrafe, ma gran parte della sua vita l’ha dedicata all’Us Fasano, prendendosi amorevole cura del rettangolo di gioco del “Curlo”, per intenderci quando il profumo dell’erba era ancora lontano e si giocava su terreno battuto. Marcuccio è stato il magazziniere biancazzurro di un lungo ciclo sportivo che ha registrato alla guida del sodalizio presidenti del calibro di Franco Legrottaglie, Nino Di Biase e Fabio Ghirelli, giusto per citarne qualcuno andando indietro negli anni. Per intenderci lui era lì quando l’Us Fasano centrò la storica promozione in serie C2, stagione 1987-88, quando alla guida della squadra c’era Elia Greco, mentre tra gli undici titolari spiccavano i nomi di Valeriano Prestanti e Claudio De Tommasi, ma senza dimenticare il bomber Vittorio Insaguine, cannoniere della stagione con 25 reti. Ancora prima il nostro Marcuccio era lì quando, nella stagione 1978-79, l’allora mister Giovanni Campari allestì una formazione di giovani promettenti, tra i quali spiccava un certo Vito Curlo che successivamente passerà all’As Bari, prima che un destino funesto lo portasse via da questo mondo in un tragico incidente stradale. Sarà proprio lui ad abbinare il suo nome alla casa biancazzurra di via Nazionale dei trulli che diventerà lo stadio “Vito Curlo”.
Potremmo continuare a lungo a parlare della storia dell’Us Fasano e troveremmo sempre presente la figura di Caccavella. Una figura romantica di un calcio che non c’è più, per certi versi il vero papà di tanti calciatori che si sono alternati a vestire quella maglia biancazzurra che Marcuccio ha sempre tenuto impressa sulla sua pelle. Era maniacale nella cura del terreno di gioco tanto che spesso costringeva la squadra ad allenarsi dietro la Curva Sud, allora non c’erano gli spalti in quel settore, perché la domenica il “Curlo” doveva presentarsi come il migliore rettangolo di gara della zona. Con attaccamento quasi morboso coccolava il rettangolo di gara, disegnava le strisce bianche, e guai a mettere un piede in campo prima della gara senza il suo nullaosta. Un amore incredibile che a distanza di anni lo ha sempre portato a chiedere, rigorosamente in vernacolo fasanese, a tutti gli attuali addetti ai lavori: “U camp ste bbun?”.
Marcuccio Caccavella ci ha lasciati, ma i suoi tanti aneddoti e spaccati di una lunga storia biancazzurra continueranno a camminare sulle gambe dei tanti giocatori e tifosi che l’hanno conosciuto. Tra le ultime apparizioni al “Curlo” resterà indelebile quella dell’omaggio di una Città calcistica al suo operato con la consegna a centrocampo della maglia personalizzata. In quella circostanza Caccavella a stento ha trattenuto le lacrime di commozione, ma, come era nel suo costume, ha subito dribblato tutti, in perfetto stile calcistico, per salutare, per l’ultima volta, i tifosi di quei colori biancazzurri che hanno segnato la sua lunga vita.
Addio Marcuccio Caccavella, testimone romantico di un calcio che non c’è più.
(Alla famiglia giungano le condoglianze della grande famiglia di Gofasano)