Fra luci e scenari pazzeschi, il rapper pugliese chiude col botto il Locus a Fasano
FASANO – E se vi ritrovaste catapultati, nel bel mezzo di un concerto, in uno scenario diviso fra il sogno e la realtà? Beh, in una situazione normale non capiterebbe, ma il concerto di ieri sera (7 agosto) andava oltre il normale, esplorando visioni di cambiamento mai sperimentate prima, tutto grazie al genio di Caparezza.
Nell’organizzazione sapiente della scaletta di ventitré brani, il rapper di Molfetta trasporta il pubblico in un viaggio nella sua trasformazione che inizia nella selva oscura di “Canthology”, nel “mezzo del cammin della sua vita”, come ha avuto modo di affermare il critico Moretti paragonando il concept album al viaggio dantesco. Exuvia, l’ottavo album del cantautore da cui sono tratti buona parte dei pezzi della serata, indica l’esoscheletro di cui alcune specie di artropodi si liberano durante il processo di muta, di metamorfosi appunto. Simbolicamente, a rappresentarlo c’è il guscio di una chiocciola, quel guscio di pensieri, patologie ed età che avanza che il cantante cita, in veste di narratore speciale, per i settemila del Parco Archeologico di Egnazia.
Il “Capa” nostrano illustra la foresta come luogo dove si consumano i riti di passaggio, tipici di comunità indigene lontane migliaia di chilometri, eppure quanto mai vicine nella serata di ieri. Una serata in cui Caparezza parlare la musica, raccontandoci la sua storia, le sue origini come cantante e le fughe dagli album passati (Fugadà), di cui riconosce anche gli errori. Quella prigione che continua a tormentarlo troppe volte, così come i problemi fisici (quello dell’acufene è magistralmente rappresentato in “Larsen”) e quelli dell’affermazione nel campo della musica, come testimonia la grande videocassetta Mikimix che fa da sfondo a “Campione dei novanta”. Il viaggio poi continua, passando per “Contronatura” e per l’amore per l’arte in “Mica Van Gogh” e “Eyes wide shut” (le coreografie ipnotiche e le scenografie sul palco parlano chiaro).
Caparezza torna bambino in “Una chiave”, e indugia mestamente come adulto ne “Il mondo dopo Lewis Carroll”, confrontandosi poi con quelli che sono i problemi dello Stato in “Goodbye Malinconia”. Poi si passa al Capa più maturo dell’album Museica con “China Town”. La scaletta prosegue poi in un crescendo con “La certa”, la bellissima “El sendero”, la città fantasma narrata in ”Ghost memo (skit)”.
Torna poi il tema politico del mutamento in “Come Pripyat” e “Vengo dalla Luna” (qui predomina l’ipocrisia raccontata dal punto di vista dell’alieno, inteso come “altro”), ma anche la negazione di se stessi in “Abiura di me” e l’inesorabile scorrere del tempo in “Zeit!”. A chiudere i primi venti brani sono “La scelta” e l’iconico “Ti fa stare bene”.
Non è casuale infine – come tutto, d’altronde, nella serata –, anche la scelta delle ultime tre canzoni, “Exuvia”, il brano che dà il titolo al suo ultimo album,“Vieni a Ballare in Puglia”, diventato un triste inno, suo malgrado, dei problemi della nostra regionee“Fuori dal Tunnel”, forse il suo brano più famoso.
Tutto il percorso dell’artista – ormai al suo ultimo tour, stando a quando affermato dallo stesso – condensato in tre splendide canzoni. Tre canzoni che suggellano una serata perfetta.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.