Il consigliere rifiuta i biglietti-omaggio riservati ai consiglieri e denuncia: «Quasi 38 mila euro oltre all’introito dei biglietti”
FASANO – “Anche al sottoscritto, come credo a tutti gli altri consiglieri comunali, erano stati gentilmente offerti in omaggio due biglietti per il concerto di Daniele Silvestri, svoltosi a Fasano, in piazza Ciaia, la sera di sabato 22 agosto. Ho ringraziato per il pensiero, ma naturalmente non ho utilizzato quei tagliandi, di cui peraltro non conoscevo la provenienza – dichiara il consigliere comunale del Movimento in Comune, Vito Bianchi – Non che l’esibizione di quell’artista potesse dispiacermi. Ma ho rinunciato ai biglietti gratuiti sia per il fastidio che mi provoca normalmente l’essere associato ai “privilegiati” della politica, sia per il rifiuto di partecipare a una manifestazione esosa ed eticamente discutibile, almeno per come noi del movimento “in Comune” intendiamo la fruizione e la condivisione delle esperienze culturali e sociali, musica compresa.
Per un unico concerto – prosegue – il contributo di 37.400 euro, erogato dall’amministrazione comunale, più gli introiti derivanti dai biglietti, venduti a prezzi non proprio popolari (nonostante le pubbliche sovvenzioni), ci sono sembrati davvero eccessivi. Come sproporzionati e fuori luogo ci sono parsi gli ulteriori contributi con cui il sindaco Zaccaria ha voluto sovvenzionare manifestazioni che recavano il marchio di altri Comuni. Il riferimento è al “Locus Festival”, una pur meritoria rassegna che, tuttavia, è nata e si è sviluppata a Locorotondo, come fin troppo facilmente si evince sia dal nome che dal logo, in cui appare un’immagine stilizzata del centro storico locorotondese.
Inutile che ci si venga a dire, adesso, che si tratta di una realtà che ha varcato i confini della Valle d’Itria, perché denominazione e immagine sono legate alla specificità di Locorotondo, culla e laboratorio di tante belle iniziative del “Locus”. Ebbene, il Comune di Fasano ha versato altri 20.000 euro affinché quel festival e quel marchio, che evidentemente hanno altra storia, potessero fare bella mostra di sé per i concerti, sempre rigorosamente a pagamento, di Niccolò Fabi e Vinicio Capossela a Egnazia, perla archeologica fasanese, il 7 e 8 agosto (col palco, per inciso, allestito non a ridosso dei monumenti, ma in un campo anonimo, da dove le vestigia egnatine non si potevano ammirare). A questo denaro tanto cortesemente profuso si aggiungono i 6.000 euro stanziati questa estate per gli eventi di “Fasanomusica” in piazza Ciaia, e i 7.000 euro assegnati a “Bari in Jazz”, che ha proposto una serie di concerti, concentrati in agosto, a Villa Minareto, alla Selva, in terra di Fasano, provincia di Brindisi: e, pur a fronte di un contributo tutto sommato ridotto, resta il fatto che l’accostamento a una rassegna “barese” non rende giustizia al nome del nostro territorio e alla sua definizione identitaria, anche in chiave di marketing turistico-culturale.
Laddove, la scelta di puntare su un brand giovanilistico, generico e abbastanza banale come “Wow Fasano”, esaltato – si fa per dire – dall’immagine di una bibita fresca che salta fuori dai manifesti, azzera ogni possibilità di conferire specificità alla cultura e all’identità locali, oltre ad annullare qualsiasi ipotesi di destagionalizzazione delle attività turistico-culturali. E dunque, invece di valorizzare l’anima di Fasano, ecco che Zaccaria e soci si prestano a celebrare il marchio di Locorotondo (con il “Locus”, appunto), e il nome di Bari (col pur meritevole “Bari in Jazz”). Eppure, un tempo esisteva “Fasano Jazz”: distrutto dall’odierno sindaco e dalla sua maggioranza. Ora, sarà pur vero che dobbiamo evitare i provincialismi ed essere aperti, fare rete con altri soggetti istituzionali, sentirci parte di una progettualità più ampia.
Ma in questo, non dobbiamo smarrire la nostra identità, che è data dalla nostra storia, dai nostri paesaggi, dai nostri luoghi e gesti, con tanto di denominazione. Altrimenti, sarà sempre più difficile affermare un profilo ben riconoscibile, coerente e forte del nostro patrimonio identitario, storico e culturale. Ma forse, questi sono discorsi troppo complicati per chi non esita a elargire tanti soldi dei Fasanesi con ineffabile superficialità, ignorando quanto, certe scelte, siano strategiche per il presente e il futuro della nostra comunità”.