Quarto appuntamento con lo speciale elezioni di GoFasano
FASANO – Tra pochi giorni ci recheremo alle urne e, in questo momento, la competizione è più viva che mai. Noi di GoFasano prosegue dunque con lo speciale elezioni.
A sostegno del Governatore Emiliano, Antonio Albanese –presidente provinciale e vicepresidente regionale delle ACLI, ma soprattutto membro storico di Italia in Comune – racconta i propositi e le speranze per i prossimi anni in politica.
Perché ha deciso di candidarsi alle elezioni di quest’anno del Consiglio Regionale?
È stato il partito Italia in Comune –un progetto che ho avviato da tempo con il mio caro amico Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto– che mi ha chiesto di dare la disponibilità a candidarmi al Consiglio Regionale. Io ho accettato questa sfida un po’ per ringraziare la fiducia che mi è stata data e un po’ per potermi mettere ancor di più a disposizione della comunità di Fasano, che in questi anni ha fatto tanto per me.
Cosa crede di poter offrire alla Puglia, e soprattutto a Fasano, come Consigliere Regionale?
La mia esperienza. Mi sono appassionato alla politica quando avevo appena sedici anni e ho fatto parte prima della Democrazia Cristiana e poi del Partito Popolare. Mi sono formato sui valori politici e sociali di Don Luigi Sturzo e di Aldo Moro, che hanno segnato in modo profondo la mia maturazione in questo campo e mi hanno spinto ad affacciarmi al mondo associativo. Importantissimo è stato anche il movimento giovanile delle ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), che basa il suo impegno a tutela dei lavoratori sulla dottrina sociale della Chiesa e del quale ora sono presidente provinciale, vicepresidente regionale e rappresentante nel contesto nazionale. Proprio il gruppo delle ACLI assieme ad altre associazioni, uniti nell’Alleanza Contro la Povertà, hanno prodotto il provvedimento del reddito di inserimento sociale, trasformato poi in legge nazionale sotto il Governo Renzi e regionale sotto il Governatore Emiliano. Il RED consiste in un intervento a favore di famiglie e persone in condizioni di disagio e oggi, proprio grazie agli sforzi congiunti delle associazioni, è una legge che mira al reinserimento nel mondo lavorativo. È questo ciò che posso offrire: le prove del mio impegno passato e la promessa di quello futuro.
Cosa ha guidato la sua scelta del candidato alla presidenza della Regione Puglia?
È stata una scelta logica. Nel costituire il partito Italia in Comune, ci siamo dati dei paletti. Il nostro è un partito al quale può affacciarsi ogni cittadino e lista civica che voglia valorizzare la propria esperienza sul territorio. Abbiamo due eccezioni: Italia in Comune è antifascista, quindi non parliamo con chi vuole dividere l’Italia, e rifiuta il dialogo con partiti populisti. Siamo contro l’autonomia differenziata perché crediamo nel dettato costituzionale, di cui supportiamo la correzione delle recenti modifiche. La costituzione, d’altronde, rappresenta l’equilibrio dei diritti e degli interessi di imprese e singoli cittadini, dunque non va modificata in favore degli uni o degli altri. Di conseguenza, non potevamo che andare a supporto della candidatura del presidente Emiliano, che è uscito vincitore dalle primarie interne.
Quali sono, secondo lei, gli errori commessi in questi anni da Michele Emiliano, se ce ne sono
stati, e in che modo potrebbero essere evitati?
Sono dell’opinione che solo chi non fa niente non sbaglia. Chi si adopera commette sempre degli errori. L’ho già dichiarato in altre interviste e ci tengo a ribadire che, ciononostante, Italia in Comune vuole essere proprio l’anima critica del governo Emiliano, vigilando e ascoltando gli amministratori locali. Il mio proposito come Consigliere Regionale è proprio quello di supportare Emiliano con moderazione, stando sempre attento a non giustificare i suoi errori.
Cosa pensa del modo in cui Michele Emiliano ha gestito l’attuale emergenza sanitaria e crede che essa influenzerà il voto dei cittadini pugliesi?
Questa mi sembra una domanda un po’ complicata, dato che la pandemia del COVID-19 ha colto tutto il mondo impreparato. E tuttavia è bene notare che c’è stata una reazione immediata, un contenimento dei contagi, un’adeguatezza da parte delle strutture sanitarie. È anche giusto dire che in provincia di brindisi qualche errore sia stato commesso, ma solo chi non fa niente non sbaglia. Il contagio è stato mantenuto al minimo dal Governatore Emiliano, che è intervenuto su tante norme anche prima del governo nazionale. Ora che l’emergenza si sta ripresentando, i numeri continuano a essere sotto controllo e le strutture non sono sotto pressione, quindi non mi sembra il caso di fare critiche troppo aspre.
Perché i fasanesi dovrebbero scegliere lei e non gli altri candidati in campo?
Ecco, ho difficoltà a rispondere perché non amo mettermi a confronto con gli altri. Io penso che ognuno abbia la sua esperienza e il proprio bagaglio di competenze. La gente ci conosce, sa chi siamo e come operiamo, quindi ha tutti gli elementi per decidere autonomamente a chi affidare la propria fiducia. Il mio invito non è quello di votare me o qualcun altro, ma semplicemente di cogliere il diritto inviolabile ma anche dovere del voto, che è la più pura forma di democrazia. Chi ciascuno scelga di votare nel segreto dell’urna elettorale non importa tanto quanto lo stesso atto di votare.
Pensa che l’esito del voto regionale potrà influire, in qualche modo, sullo scenario politico locale in vista delle prossime amministrative?
Non saprei proprio come rispondere perché se c’è qualcosa che la politica purtroppo mi ha insegnato è che non bisogna mai dire mai. Molto, in questo caso, dipende da come la coalizione di centro sinistra si vorrà presentare ai cittadini fasanesi, con quale programma e quale visione. All’attuale amministrazione chiedo di farsi un’autocritica e di mettere da parte la volontà di prevalere sugli altri, di ritornare con umiltà e ascoltare tutti, di mettere al primo posto la comunità, che è composta da cittadini e attività. Il compito della politica è quello di lavorare nell’interesse della comunità e dei cittadini, verso la costruzione di un futuro che non costringa i giovani ad andar via, e spero davvero che la prossima classe dirigente della città lo capisca.