Proseguono le interviste di GoFasano ai candidati in corsa per il Consiglio regionale
FASANO – Seconda tra i candidati fasanesi intervistati da GoFasano, in vista delle sempre più vicine elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale, è la pentastellata Emanuela Della Campa. L’avvocato e mediatrice culturale – quarantacinquenne, di origine campana e adozione pugliese– ma soprattutto attivista sociale, ci parla oggi della sua politica disinteressata e della sua fiducia nel Movimento 5 Stelle e in Antonella Laricchia.
Perché ha deciso di candidarsi alle elezioni di quest’anno del Consiglio Regionale?
Io mi sono già candidata quattro anni e mezzo fa, quando sono stata contattata da Raffaele Trisciuzzi. Al tempo lui concorreva alla carica di sindaco della città di Fasano e gli avevano parlato del mio attivismo sociale. Sapeva che mi prodigavo per le cose in cui credevo e che non ricevevano il giusto riconoscimento da parte della società e delle istituzioni. Personalmente ritengo che adoperarsi in campo sociale sia comunque fare politica perché fare politica significa occuparsi di tutto ciò che riguarda la città in cui vivi. E io l’ho fatto, sin da quando abitavo a Napoli e ancora studiavo. Già allora mi occupavo di tematiche a me care, come il randagismo e i rifiuti. Quando mi sono trasferita qui, a ventinove anni, mi sono sentita ancora più libera di continuare ad attivarmi sul territorio, perché in città ci sono ritmi più frenetici: è più difficile parlare con le istituzioni, ricevere delle risposte, organizzare gruppi di lavoro. Fare associazionismo a Fasano, insomma, mi è risultato più semplice. Dunque, quando mi arrivò la proposta quattro anni e mezzo fa, ero titubante. Non mi ero mai interessata di politica in senso stretto. Poi, sotto consiglio di amici e di mio marito in particolare, ho capito che la politica avrebbe potuto darmi strumenti più incisivi per difendere le cose in cui credo. Quindi ho accettato. A fine elezioni ero stata la più suffragata e questo mi ha spinta a non mollare: ogni voto rappresentava un cittadino, una persona che si rispecchiava nei miei valori, nei miei ideali. Il mio percorso è continuato con Raffaele nel Movimento 5 Stelle e si è protratto anche quando a ottobre è andato via. A luglio dello scorso anno già era stata proposta la mia candidatura alle regionali e, avvicinandosi i termini per la presentazione, il gruppo mi ha chiesto che portassi avanti il loro pensiero. Mi piace dire che la mia è una candidatura corale. Non solo mia, di Emanuela Della Campa, ma anche di tutti gli attivisti che in questi anni, (tra chi è rimasto e chi è andato via) mi hanno trasmesso l’amore per la politica, questo pathos, questo sentimento forte di restare uniti perché l’unione fa la forza. Sono una persona dunque molto responsabile e quando un cittadino elettore mi manifesta il timore che una volta eletta non sarò più sul territorio, rispondo che io non ho paura di non esserci più, per strada nei venti comuni brindisini e in Puglia. Ho timore che un giorno non vi possano essere loro.
Cosa crede di poter offrire alla Puglia, e soprattutto a Fasano, come Consigliere Regionale?
Prima di tutto i principi generali del programma che presento con il Movimento 5 Stelle. L’ambiente, per esempio, è un argomento su cui battiamo tanto. Purtroppo, lo smaltimento dei rifiuti non viene concretizzato dalla collettività e dalle istituzioni non vi è la spinta giusta. Dovremmo imparare a consumare di meno. La logica della società attuale dell’acquistare per poi gettare senza troppi scrupoli va corretta e l’acquisto dei prodotti richiede coscienza e lungimiranza; cioè va fatto prediligendo materiali di nuova generazione da smaltire poi in maniera differenziata. Anche il tema del lavoro mi è caro. Da donna e lavoratrice del Sud, conosco quella “tarantella” di lavori che molti sono costretti a fare per sbarcare il lunario e trovo essenziale puntare sulla formazione scolastica e professionale garantita dalle istituzioni. D’altronde la nostra stessa Costituzione non solo dice che tutti i cittadini sono uguali d’avanti alla legge, ma anche che lo Stato deve rimuovere gli ostacoli che lo impediscono. Un altro punto che trovo importante nel programma del Movimento 5 Stelle è quello della sanità che, per citare Gino Strada, deve essere pubblica ed efficiente. Il problema delle liste d’attesa infinite, che costringono le persone a pagare somme indicibili per una visita medica, va risolto. Per quanto riguarda la carica elettiva ad ampio raggio, credo nell’accordo formato dal politico con i cittadini che lo hanno votato, ma anche con quelli che non lo hanno votato. Se diventassi Consigliere Regionale, lo sarei di chi mi ha votato, di chi non mi ha votato e di chi si è astenuto, di tutti i cittadini senza eccezioni. Questo è il mio impegno.
Cosa ha guidato la sua scelta del candidato alla presidenza della Regione Puglia?
Ho abbracciato i valori del Movimento 5 Stelle da qualche anno a questa parte e ho iniziato a votarli da prima di candidarmi alle comunali. Lì ho trovato l’esaltazione dei valori in cui credo, sebbene io non ritenga che un politico debba condividere tutto quello che fa il suo partito. Sarebbe impensabile. Io ho delle idee che posso trovare nel Movimento, ma magari non al cento percento e questo non è un grave danno. Quanto ad Antonella, ho apprezzato tantissimo la sua ultima scelta. All’inizio avevo qualche titubanza circa la mancata alleanza con Emiliano; poi però, addentrandomi nelle liste da lui presentate, ho capito che era la scelta giusta. Io valuto molto gli strumenti di mediazione in politica, ma non quelli del compromesso. Alcuni tra i nostri candidati maschi dicono che il valore aggiunto di Antonella è quello di essere donna, dato che noi donne sin dall’antichità, purtroppo e per fortuna, ci occupiamo dell’amministrazione della casa. Antonella ha la tenacia, la determinazione, la grinta, la preparazione, l’esperienza di un’opposizione fatta nella maniera giusta. Ritengo, quindi, che non ci sia nessuno al momento in Puglia capace di governare meglio di lei.
Quali sono, secondo lei, gli errori commessi in questi anni da Michele Emiliano, se ce ne sono stati, e in che modo potrebbero essere evitati?
Onestamente ritengo che governare una regione dal lato della maggioranza non sia una cosa semplice perché implica il perseguire un interesse generale che non riceverà l’approvazione di tutti. Tuttavia, le nomine che Emiliano ha fatto in relazione all’Acquedotto Pugliese, all’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, andando a nominare persone che venivano dai partiti opposti al suo, denotano una certa confusione d’intenti. Mi sbilancio nel dire che non credo che, se queste elezioni regionali non mi vedono salire al Consiglio Regionale, mi candiderò più. Ritengo che ognuno di noi debba fare un percorso limitato nel tempo. Il pensiero di continuare a vedere il mio volto su quei manifesti non piace a me, figurarsi ai cittadini. Trovo sia una forma di rispetto anche nei loro confronti. Ci sono cose che non capisco e che non voglio giungere a capire, come l’accanimento che vedo in chi fa politica da decenni o l’incoerenza di chi si impegna in più di un mandato alla volta. Chi copre incarichi istituzionali per molto tempo rischia di rimanere intrappolato nei meccanismi e nelle dinamiche distorte del nostro animo. È per questo che dovrebbero esserci maggiori limiti esterni a queste scelte personali del politico più che nell’interesse dei cittadini.
Cosa pensa del modo in cui Michele Emiliano ha gestito l’attuale emergenza sanitaria e crede che essa influenzerà il voto dei cittadini pugliesi?
Questo è un argomento delicato. Per rispetto a tutti i morti che ci sono stati, non mi permetto di dare un giudizio assoluto circa ciò che ha fatto il nostro attuale governatore. Sicuramente si poteva fare di più. In Puglia ci saranno cittadini che ritengono che Emiliano abbia gestito bene quest’emergenza e altri che penseranno che non abbia fatto le cose nella maniera adeguata; sarà questo a determinare il voto alle regionali. Ma personalmente non me la sento di dare un giudizio in tal senso. Si poteva fare di più, ma in che termini non è facile stabilirlo. È stata una situazione così emergenziale che, in fondo, si è fatto quel che si è potuto e non voglio dire altro.
Perché i fasanesi dovrebbero scegliere lei e non gli altri candidati in campo?
Trovo che questa sia tutta una questione di informazione. Il voto dev’essere sempre libero e informato, quindi invito i cittadini a informarsi su tutti i candidati, osservare la loro storia personale e politica, vedere i partiti con cui si candidano, ma badare molto alle persone, individuare qualcuno in cui possano riporre la loro fiducia e che abbia le qualità -sia professionali che personali- necessarie per farsi validi portavoce dei loro bisogni. Ognuno deve votare chi preferisce, non chi lo condiziona in termini di favore. Ho sentito storie che mi auguro non siano vere e spero che i cittadini di Fasano si sentano liberi di votarmi se si rispecchiano nei miei ideali, nei valori che porto avanti e nel mio modo di essere. Come dicevo prima, non posso fare promesse, se non quelle di impegnarmi nell’avere a cuore le esigenze della collettività e di avere un continuo dialogo con il cittadino.
Pensa che l’esito del voto regionale potrà influire, in qualche modo, sullo scenario politico locale in vista delle prossime amministrative?
È certo che l’assetto a livello amministrativo-comunale, secondo me, si deve ancora delineare. Le proposte di candidatura dell’anno prossimo sono lontane dall’essere del tutto assestate. Io, personalmente, non ho intenzione di espormi circa le mie preferenze, ma sono sicura che ci saranno delle ripercussioni a livello amministrativo, proprio perché gli equilibri della politica regionale hanno, per diretta conseguenza, influenze sulla politica comunale.