Originalissima trasposizione da Agata Christie con Vanessa Gravina, Paolo Triestino e Giulio Corso diretti dal geniale Geppy Gleijeses
FASANO – “Testimone d’accusa” è un orologio dai meccanismi perfetti, con una scrupolosa ricostruzione giudiziaria e un ritmo incalzante di colpi di scena. Fino all’inaspettato triplice finale.
E grazie a una sontuosa scenografia e alla regia geniale di Geppy Gleijeses – riconoscibile nei siparietti comici – l’opera, al netto di qualche lungaggine di troppo, diventa una gemma unica.
La trasposizione della celebre commedia della regina del giallo Agata Christie è andata in scena ieri (21 novembre) al Cinema Teatro Kennedy nell’ambito della Stagione di Prosa fasanese.
In scena un trio di elevato spessore attoriale.
Sorprendente Vanessa Gravina nei panni della moglie dal torbido passato,credibile Giulio Corso in quelli del marito presunto colpevole e magistrale Paolo Triestino, impetuoso avvocato della difesa.
A completare un cast di solidi caratteristi: Bruno Crucitti, Michele Demaria, Francesco Laruffa, Sergio Mancinelli, Erika Puddu, Gloria Sapio, Antonio Tallura e Lorenzo Vanità.
Leonard Vole viene arrestato per l’omicidio di un’anziana e ricca signora che lo ha nominato suo erede ignara che quest’ultimo sia sposato.
L’avvocato di Vole, Sir Wilfrid decide così di far testimoniare in sua difesa, sua moglie Romaine.
Salvo scoprire durante il processo che il matrimonio, contratto dai due a Berlino non è valido in quanto la donna era già sposata. Le nozze le sono dunque servite solo per fuggire dalla Germania.
E qui il primo colpo di scena: Romaine compare a testimoniare, sì, ma per accusare Vole dell’omicidio.
La decisione della corte – e di sei spettatori fasanesi, scelti per vestire i panni della giuria, il vero coup de théâtre – sembra chiara: Vole è colpevole.
Ed ecco il secondo colpo di scena: nello studio dell’avvocato difensore si presenta una losca donna che sotto pagamento consegna delle lettere che scagioneranno Vole e accuseranno Romaine di falsa testimonianza.
Alla ripresa del convulso processo la difesa tira fuori la prova schiacciante e chiama nuovamente a testimoniare Romaine, che sotto pressione confessa.
Tutto facile, no? La giuria si pronuncia e assolve definitivamente Leonard Vole.
Ma non sarà così. L’orologio dagli ingranaggi perfetti ci indica che la verità non è mai quella che sembra, che l’inganno è sempre dietro l’angolo e che il sistema giudiziario non è sempre efficace.
Tre rapidi finali porteranno alla conclusione di questa storia, tra gli scroscianti applausi del pubblico soddisfatto.
Fotoservizio di Mario Rosato.