L’incontro si è tenuto ieri sera nella Sala convegni dell’UTL
Chi era Anna Teresa Stella? Che ruolo ha avuto nella Repubblica Napoletana? E perché è stata uccisa? A questa e ad altre domande ha risposto ieri sera, in un convegno organizzato da Palmina Cannone, presidente dell’UTL, in collaborazione con l’assessore alle Pari Opportunità Cinzia Caroli, l’avvocato Giovanni Quaranta, relatore della serata.
Il bellissimo excursus di carattere storico-culturale è partito dagli eventi che fanno da sfondo al tragico epilogo della patriota fasanese.
Fine 1700, gli ideali rivoluzionari che hanno caratterizzato la rivoluzione francese si stanno espandendo in tutta Europa sotto la decisa spinta dell’armata francese. Quest’ultima, con l’iniziale comando di Napoleone, comincia a formare una serie di repubbliche “sorelle” nel centro-nord Italia, fra cui la Repubblica Cisalpina e quella Romana.
Ad opporre resistenza è il Regno di Napoli di Ferdinando IV di Borbone che, sotto l’influenza della moglie Maria Carolina d’Asburgo-Lorena – non paga della decapitazione della sorella Maria Antonietta – e dell’ammiraglio inglese Nelson, si oppone fermamente alle spinte giacobine.
Quello di Ferdinando IV è un “dispotismo illuminato” ma, dopo la fallita congiura dei fratelli Vitaliani del 1794, qualcosa si rompe e cresce l’astio nei confronti dei rivoluzionari. Qualche anno dopo, nel dicembre del 1798, il re borbone è costretto a fuggire a Palermo e – il 23 gennaio 1799 – il generale Championnet proclama la nascita della Repubblica Napoletana.
Ed è a questo punto che entrano in scena non solo Ignazio Ciaia, che entrerà a far parte del governo provvisorio della neonata Repubblica, ma anche le fazioni avversarie dei repubblicani e dei realisti che in ogni città del regno tentano di avere la meglio. A Fasano le famiglie più ricche fanno parte della prima fazione eccetto i Colucci e i Reale, fedeli alla corona. Ogni tentativo di instaurazione della Repubblica, simboleggiata dall’apposizione dell’Albero della Libertà, il simbolo giacobino per eccellenza, viene soppressa dai tumulti popolari, fedeli alla corona.
Dopo che Ciaia viene richiamato a Napoli il 6 febbraio, l’indomani si decide di piantare l’Albero per proclamare il sostegno alla Repubblica, ma una folla inferocita si riversa in Piazza Ciaia – allora chiamata “Piazza del Popolo” – per impedirlo. E così la folla dà fuoco dapprima alla legnaia di Palazzo Ciaia e in seguito a Palazzo Notarangelo, allora sede del Comune. Nello stesso giorno il cardinale Ruffo sbarca in Calabria e dà il via all’esercito Sanfedista che comincia a far arretrare i francesi verso nord.
Il 13 aprile a Fasano viene innalzato il simbolo giacobino ma la situazione cambierà il 27 aprile 1799, data dei due omicidi. Il primo è quello del contadino Vito Sante Savoia, ad opera di Sante Conte – poi diventato sindaco di Fasano e mai processato. Savoia, insieme ad altri realisti facinorosi, arriva in Piazza e inizia a spiantare l’Albero della Libertà. A un certo punto, presumibilmente dalla loggia di Palazzo Pepe vicino alla Chiesa di San Nicola, Conte spara due colpi di fucile ferendo una persona e uccidendo Savoia.
A questo omicidio seguirà la repressione dei realisti che, pieni di rancore, decideranno di vendicarsi con il brutale omicidio di Anna Teresa Stella. La Stella, nobildonna originaria di Trani e vedova di Don Lorenzo Goffredi, secondo la versione dei realisti aveva scritto una serie di lettere in cui aveva detto, mentendo, che i realisti fasanesi arrestati fossero stati fucilati. Il vero motivo dell’omicidio fu però, con buona probabilità, un semplice atto di barbarie contro un’innocente, colpevole di avere ideali rivoluzionari.
È così che la povera Anna Teresa Stella viene infine
trascinata dal Palazzo Notarangelo e fucilata in Piazza. L’esecutore, Cataldo
De Santis, notando che è ancora viva decide di decapitarla, infine di farla a
pezzi, macchiando l’attuale Piazza Ciaia di un crimine efferato.
De Santis fu poi arrestato insieme ad alcuni complici, Leonardantonio De Santis
e Giacomo Pezzolla ma – complice l’indulto generale del Re Ferdinando IV a
Repubblica finita – non pagò mai per il brutale omicidio.
“Uomini e donne di quel periodo si sono trovati come dei fuscelli travolti dall’onda della storia, da eventi più grandi di loro” – ha infine concluso Quaranta, che ha voluto ricordare a tutti i presenti quanto quei luoghi che attraversiamo giornalmente siano pregni di una storia che merita di essere ascoltata e tramandata. Perché è anche il sangue dei patrioti come Anna Teresa Stella ad aver reso Fasano la città che oggi conosciamo tutti.