In scena ieri sera il concerto dei Ricover e dell’Orchestra dei Fiati di Cisternino per celebrare il cantautore calabrese
FASANO – La musica di Rino Gaetano, il cantautore di Crotone scomparso prematuramente 40 anni fa, e che proprio ieri (29 ottobre) avrebbe compiuto 71 anni, è forse fra le più iconiche del panorama italiano per i temi della denuncia sociale, che risuonano ancora oggi assurdamente attuali. E se la sua musica regala queste emozioni ad un Teatro Kennedy gremito dopo così tanto tempo, allora il forte significato che essa trasmette è più vivo che mai.
Un plauso enorme, l’ennesimo dopo l’evento dello scorso agosto a Cisternino, va al sodalizio formato dalla band dei Ricover (Raffaele Trisciuzzi, voce, pianoforte e armonica a bocca, Stefano Bux, chitarra acustica e cori, Vito Cofano, batteria e percussioni, Demy Di Tano, basso elettrico e Antonio Trinchera, chitarra elettrica) e dall’Orchestra di Fiati “Città di Cisternino” presieduta da Claudio Siliberti. L’arrangiamento e la direzione sono stati curati dal Maestro Donato Semeraro.
Ad aprire la serata l’Orchestra con l’Aida di Verdi che si mescola, in un Medley già subito d’impatto, con l’Aida di Gaetano, a cui segue Cerco, che dà anche il titolo all’evento. E poi la canzone “profezia” di Rino, La Ballata di Renzo, con cui l’ancora sconosciuto cantautore sembra sinistramente ripercorrere le dinamiche dell’incidente che il 2 giugno 1981 gli toglierà la vita a Roma.
Ma Rino è anche denuncia, come testimonia Metà Africa metà Europa, un inno contro la guerra che quasi anticipa gli esiti, spesso infausti, dei flussi migratori degli ultimi anni. E c’è un forte riferimento all’emigrazione in Cogli la mia rosa d’amore, così come non è troppo velato il riferimento alla strage di Piazza Fontana a Bologna in Fontana Chiara. Episodi, eventi e storie che hanno fatto l’Italia, nel bene e nel male, ma che forse nessuno ancora era in grado di capire.
D’altronde Gaetano era l’artista strampalato e “non sense” del tempo, che passava dall’avversione verso la politica marcia di Ti ti ti ti alla solitudine di Escluso il cane. Un’artista consapevole del proprio ruolo, come afferma in Io scriverò quando dice “Perché cerco un mondo diverso/Con stelle al neon e un poco d’universo/Mi sento un eroe a tempo perso” e in E io ci sto con “E anche se invece però mi guardo intorno per un po’/E mi accorgo che son solo”.
Non mancano i brani più famosi come Gianna, terza al Sanremo del 1978, Nuntereggae più, Mio fratello è figlio unico e Ma il cielo è sempre più blu. E poi altri brani di denuncia sociale, quali Capofortuna e I miei sogni d’anarchia, per terminare poi la serata coinvolgendo il pubblico in A mano a mano e Ahi Maria, la degna conclusione di una serata atta a celebrare un poeta dei nostri tempi.
Fotoservizio di Francesco Schiavone