Stasera e domani la replica dell’evento targato Bari in Jazz
FASANO – Immergersi, chiudere gli occhi, trattenere il respiro. Ascoltare. Se non si compiono questi semplici gesti è difficile comprendere quanto potente sia stata ieri sera (11 agosto) l’esibizione di Ludovico Einaudi, l’artista classico più ascoltato di tutti i tempi (oltre 4 miliardi di riproduzioni sulle piattaforme musicali), nella primitiva e affascinante cornice di Lama d’Antico.
Il compositore di fama mondiale, accompagnato da Redi Hasa (violoncello), Federico Mecozzi (violino) e Francesco Arcuri (elettronica e percussioni), fresco dei recenti trionfi per le colonne sonore degli acclamati film “Il padre” e il sei volte premio Oscar “Nomadland”, arriva a Fasano, nella prima di tre sere (stasera e domani la replica per l’unica tappa in Puglia), nell’ambito del Festival “Bari in Jazz”.
Ci sono Einaudi e il suo pianoforte, circondati dal suono delle cicale di serata di fine estate e dai tremila anni di storia della ruvida pietra del Parco, in quella che diventa un’esperienza, più che un concerto. Nato durante il tragico periodo del primo lockdown, Underwater, il suo primo album da solista in 20 anni (dopo I giorni pubblicato nel 2001), presenta 12 tracce, per un totale di poco meno di 50 minuti, da cui viene fuori il lato più emotivo e puro del pianista torinese.
Si parte con “Atoms“, brano tratto dall’album sopracitato, un brano che porta lo spettatore n una dimensione serena. Già il motivo di “Wind song” ricorda i toni cupi dell’autunno, mentre”Rolling Like A Ball” rappresenta un passo diverso, un processo in divenire che sta nascendo. In un ideale viaggio attraverso la stagione del risveglio, la primavera, si immagina ilsusseguirsi dei profumi nei prati fioriti in “Flora“, mentre termina la primavera con “Almost June“, e ritorna l’ottimismo tipico dell’estate, con un brano dal ritmo fluido e scorrevole.
Oltre ai brani del famoso album, Einaudi esegue pezzi magistrali con il duo Mecozzi-Hasa, due su tutti a dominare la serata, “Cold Wind Day 3” e “Low Mist”, entrambe tratte dal progetto musicale del compositore Seven days walking. A cambiare non è solo il ritmo, ma anche i colori di fondo, che passano dal rosso dei brani di Underwater ai blu dei brani del trio, a simboleggiare un’atmosfera quasi differente. Atmosfera che brucia con le bellissime ”Divenire” e ”Nuvole bianche” e si infiamma infine con ”Experience”.
L’intera serata presta all’ascolto delle cose che riteniamo il più delle volte superflue. È la dimensione in cui si sono ritrovate le persone, impaurite e incerte del futuro, durante il periodo di confinamento di due anni fa, che ci ha costretto a rivedere l’ordine e la priorità delle cose, e la propria importanza nel mondo.
Nota dolente della serata, e che ha determinato purtroppo un ritardo di quasi un’ora per l’inizio del concerto, è stata la lunga coda di auto creatasi all’ingresso del Parco. Molti hanno lamentato disagi per la situazione del traffico e dei parcheggi, a pagamento, con alcune persone costrette a parcheggiare l’auto sulla carreggiata di viale Stazione per proseguire poi a piedi sino al Parco, a proprio rischio e pericolo. Una situazione che si spera non si ripeterà nelle due repliche previste.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.