Il settimo appuntamento della seconda edizione della rassegna ha visto il ritorno in Puglia della cronista Federica Angeli, presentata dallo scrittore e giornalista fasanese Dino Cassone
Fasano – Si è svolto ieri (15 gennaio) alle 18.30, nella splendida cornice di “Masseria Villa Verde” in Contrada Gravinella, il penultimo incontro previsto dal ricco cartellone della rassegna “LibriAmo… tra le masserie”,a cura di Laura De Mola e Mondadori Point di Fasano, che sostiene essere diventato un importante “binomio tra cultura e turismo“, il quale ha anche il merito di aver dato a molti cittadini la possibilità di conoscere alcune tra le masserie più belle del nostro territorio.
Ieri ha visto l’atteso ritorno in Puglia della cronista e scrittrice sotto scorta Federica Angeli – che considera Fasano la sua casa adottiva – con il suo ultimo impegno letterario: “40 secondi. Willy Monteiro Duarte, la luce del coraggio e il buio della violenza“, pubblicato lo scorso anno da Baldini & Castoldi.
Come già preannunciato nel titolo, il romanzo ricostruisce la triste vicenda, di dominio pubblico, dell’omicidio del ventunenne Willy Monteiro Duarte, brutalmente ucciso in una notte di settembre del 2020 a Colleferro, solo per aver deciso di fare la cosa giusta: aiutare un suo amico.
Federica Angeli, già autrice di altri libri ispirati alle inchieste che l’hanno vista protagonista, come “A mano disarmata. Cronaca di millesettecento giorni sotto scorta” – da cui è stato tratto l’omonimo film – o “Roma 2000 anni di corruzione: Dall’Impero romano a Mafia Capitale“, ha dialogato con il giornalista e scrittore fasanese Dino Cassone.
Accolta calorosamente dal ricco pubblico presente in sala, composto anche da tanti giovani studenti e che ne ha invocato la cittadinanza fasanese ad honorem, Federica e Dino ripercorrono le tragiche vicende dell’atroce pestaggio avvenuto per mano dei fratelli Gabriele e Marco Bianchi, lo stesso che ha portato alla morte del giovane e gracile Willy, la cui colpa è stata solo quella di ritrovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Fanatici della MMA – un tipo di disciplina che fonde le movenze di vari tipi di lotta, dalla boxe alle arti marziali, dalla thai boxe al jiu jitsu brasiliano – e dello stereotipo machista, con la conseguente completa inibizione della sensibilità ed empatia, i fratelli Bianchi hanno sferzato dei colpi letali, proibiti dalla stessa disciplina, al giovane italiano di origine capoverdiana e sono scappati, dopo averlo abbandonato inerme sull’asfalto del parcheggio di uno dei locali fulcro della movida della piccola frazione di Colleferro, a bordo di un’automobile poi segnalata da diversi testimoni.
“40 secondi è il tempo che è servito agli assassini di Willy per ammazzarlo, ma grazie anche al tuo inconfondibile stile di scrittura giornalistica, attraverso la descrizione di molteplici dettagli – perché è nei dettagli che risiede la verità – tu questo tempo riesci a dilatarlo. Hai inizialmente seguito questa storia per Repubblica, come hai fatto con tante altre inchieste. Ma perché, allora, hai scelto proprio Willy?” incalza il brillante giornalista Cassone. “Questa è stata anche la prima domanda che mi ha fatto la sorella di Willy” spiega Federica. “Di risse finite male ne ho seguite tante, ma quando mi sono recata a Colleferro per scattare delle fotografie per conto del giornale, in tutte le foto che ritraevano Willy ho sempre ritrovato il suo sorriso solare e i suoi occhi buoni e, complice forse il mio sesto senso da giornalista, mi sono subito convinta che questo ragazzo non c’entrava niente con le solite rese dei conti a cui ero abituata. Poi nel tempo sono venute fuori varie teorie, ovvero che la causa della rissa poteva essere legata al colore della sua pelle, ma neanche questo è stato mai realmente constatato, anche perché, come rivelo nel libro, i due fratelli Bianchi avevano una nipotina adottiva di colore“.
La cronista Angeli descrive, poi, la famiglia Duarte, asserendo di essere stata particolarmente colpita dalla composta accettazione dei tragici avvenimenti da parte della madre di WIlly e dal rifiuto di sua sorella nei confronti dei post di insulti e minacce verso i fratelli Bianchi, sostenendo che “non si risponde alla violenza con altra violenza“.
Willy è descritto da tutti come un ragazzo solare con l’ambizione di diventare un grande chef; la notizia della sua morte circola immediatamente tra i ragazzi, i quali, nonostante i timori nei confronti di Gabriele e Marco Bianchi, non assumono un atteggiamento omertoso e chiedono ai propri genitori di accompagnarli alla caserma dei carabinieri, situata proprio alle spalle del luogo del pestaggio: “a dimostrazione, che non vi è più nessun rispetto, da parte di alcuni inidividui, nemmeno verso le istituzioni” aggiunge Federica; come spiegato nel libro, le 27 testimonianze ascoltate, contribuiranno in principio all’intercettazione della macchina su cui sono fuggiti i fratelli Bianchi e alla cattura degli stessi, e successivamente al cambio dell’accusa da omicidio preterintenzionale a quello volontario. La loro decisione non avrà ridato la vita al povero Willy, ma avrà di certo donato più significato alle loro e maggiore dignità al loro amico.
Nel libro, pubblicato parallelamente alla sentenza di primo grado e da cui verrà tratto anche un film come annunciato dalla Angeli, vengono ripercorsi i meccanismi del processo, che vede coinvolti anche Mario Pincarelli, già conosciuto alle forze dell’ordine per pestaggi, spaccio e riscossione di spaccio per conto di terzi, e Francesco Belleggia, incensurato.
“Come andrà a finire secondo te?” conclude Dino.
“Avendo studiato a fondo le carte dell’indagine, verrò citata durante il processo a cui sicuramente presenzierò, e ritengo che in appello possa esserci una riduzione della pena per gli altri due imputati“.
L’ultima domanda, prima dei saluti finali e del firmacopie da parte dell’autrice, è a cura di Laura De Mola: “C’è un caso in particolare che avresti voluto seguire?” “Sì e diventerà la trama del mio prossimo libro: il caso della caserma di Piacenza. Sono molto legata a questa vicenda, anche perché uno dei protagonisti in positivo è di origini fasanesi. C’è tanto marcio anche in quello che noi consideriamo bene; avrei voluto tanto seguire questa inchiesta da cronista, ma lo farò da scrittrice, per restituire dignità alle vittime delle angherie di questi carabinieri e a coloro che si sono sentiti impotenti davanti alla divisa e traditi dallo Stato“.
Fotoservizio di Mario Rosato.