Nella serata di ieri nei pressi del Laboratorio Urbano di Fasano
Nella serata di ieri (venerdì 26 aprile) si è tenuto un incontro, organizzato dal Lions Club Fasano-Egnazia in collaborazione dell’Associazione Culturale Centro Studi “Valerio Gentile”, sul tema delle masserie, a partire dalla loro nascita per proseguire poi nella loro evoluzione e nella riconversione finale a strutture residenziali e ricettive.
Presentatore della serata Aldo Giannoccaro, segretario del Lions Club Fasano Egnazia, che ha salutato Antonietta Latorre, storica e studiosa dei beni architettonici, relatrice del convegno. Presenti alla serata Saverio De Simone, presidente del Lions Club Fasano Egnazia, Nicola Gentile, socio Lions e presidente dell’Associazione “Valerio Gentile”, e Leonardo Potenza, presidente della circoscrizione C del Club Lions.
“Le masserie non sono più considerate come architettura minore” – ha esordito la professoressa Latorre – “ma parte di un panorama più ampio che va dal gotico al barocco, senza dimenticare l’aspetto ambientale che esse oggi ricoprono”. Da qui poi l’esempio di come le masserie, a partire dalla riforma agraria del 1950, hanno perso il loro ruolo originario di “strutture fondate sui grandi latifondi” e sono state via via abbandonate in tutto il Sud Italia. Tuttavia la maggior parte di esse, grazie anche al facile accesso sul mare, ha avuto nuova vita con vari restauri e la riconversione in strutture ricettive (resort, hotel) di alto livello.
“Una riconversione sì giusta” – ha continuato Latorre – “che tuttavia dovrebbe essere supportata da un ritorno alla principale funzionalità produttiva delle stesse, senza ignorare le potenzialità turistiche che esse hanno.”
La masseria, dal latino massa, ossia “insieme di fondi agricoli”, per lungo tempo ha rappresentato l’azienda a carattere agricolo e pastorale pugliese, nata dalla necessità di dover amministrare grandi appezzamenti terrieri, i latifondi appunto. Tuttavia, sebbene diffusesi dal XVI secolo, esistono documenti che attestano la presenza delle prime “fattorie rurali” già a partire dall’epoca greca (VIII-VI secolo a.C.). Da qui si è passati poi alle masserice romane e infine alle ville.
E la struttura della masseria è sopravvissuta a secoli di
dominazione longobarda, quando si attesta il primo fenomeno delle masserie
nella nostra zona, normanna e sveva, quando grazie a Federico II nacquero le masserie regie con l’istituzione di un
inventario delle stesse e delle relative produzioni.
Da semplice struttura adibita all’attività agricola o pastorale, un esempio le
masserie fortificate “di pecore” o “da campo”, la masseria diventa, in seguito
alle prime incursioni dei turchi di fine 1400, una struttura difensiva con la
nascita delle torri di avvistamento e delle cosiddette “torri-masseria” e delle
“masserie fortificate”, con la comparsa di caditoie, ponti levatoi, cinte
murarie ed altri elementi difensivi.
“Non si può dunque negare che la nascita di questi complessi rurali sia legata al contesto socio-economico che ha caratterizzato il meridione fino a fine ‘800” ha aggiunto infine la professoressa Latorre, evidenziando come si sia avuta spesso la nascita di queste strutture nei pressi delle lame. In queste ultime infatti venivano realizzati edifici a corredo delle masserie, come i trappeti, i famosi frantoi ipogei simbolo dell’attività olivicola, o persino chiese e magazzini.
La professoressa ha infine citato le varie tipologie di masseria: la “torre-masseria”; la “masseria con torre”; la “masseria fortificata senza torre di pecore o da campo”; la “masseria fortificata a castello”, che riprende la forma del castello medievale e che ha un aspetto molto massiccio con la presenza di torrioni laterali (un esempio è Masseria Pettolecchia); la “masseria fortificata o semplice con trulli”, tipica della Valle d’Itria; la “masseria convento”, cioè una struttura divenuta proprietà di confraternite o cardinali (un esempio è Masseria Sant’Angelo de’ Grecis); la “masseria compatta”, generalmente formata da un unico locale a due piani.
La Puglia contadina si è dunque reinventata nel giro di pochi decenni grazie alla riconversione delle masserie, simbolo di un turismo colto e raffinato e patrimonio di un territorio come il nostro che tanto ha ancora da raccontare.