
Il musicista e scrittore si è esibito davanti a una platea al completo nello splendido scenario del parco archeologico di Savelletri
SAVELLETRI – Si è svolta ieri sera la tappa fasanese di Vinicio Capossela nell’ambito del Locus Festival e inserita nel cartellone “Wow! Fasano”.
Ha scelto il nome “Pandemonium” per il suo ultimo tour: da Pan – “tutto” – e demonium; “tutto demonio”, il contrario di Pantheos, “tutto Dio”. Allo stesso tempo il Pandemonium era un mitico strumento gigantesco, simile all’organo da fiera e interamente realizzato con un metallo in grado di conferire un tono grave allo strumento e di creare suoni cupi e primitivi, che raggiungevano le viscere della terra e dell’ascoltatore stesso.
E nonostante un nome decisamente evocativo per le vicende dell’anno in corso, l’eclettico e poliedrico artista (nato in Germania da genitori irpini, ma cresciuto in Emilia) ha “contagiato” il pubblico con la sua sola allegria, le sue poetiche ballate e con spunti di riflessione. A fargli da egregia spalla, Vincenzo Vasi, noto per le sue sperimentazioni con la voce e il therein – strumento che in pochi nel mondo riescono a suonare come lui – e che vanta collaborazioni con altri artisti internazionali come Roy Paci, Chris Cutler, Butch Morris, Antonello Salis, Phil Minton.
Malgrado le comprensibilmente rigide restrizioni di accesso al concerto e un encomiabile senso di responsabilità nel rispettarle da parte del folto pubblico presente, non sono mancati momenti di coinvolgimento e festosità; questi, insieme all’incantevole scenario degli scavi di Egnazia, hanno trasformato la ventosa serata estiva di ieri in un inno alla voglia di riscatto e alla spensieratezza.
Lo spettacolo è iniziato alle 21.30 circa e ha seguito una scaletta di circa due ore, fatta di canzoni scelte da un repertorio che quest’anno compirà trent’anni dalla data di pubblicazione del primo disco (“All’una e trentacinque circa”, 1990).
Non sono mancati ovviamente i brani più famosi che ancora resistono e arricchiscono il panorama musicale italiano come: Uomo vivo (inno alla gioa) e Ovunque proteggi, ma anche brani di nicchia come Pryntyl e Scivola vai via.
Una nota di merito va all’organizzazione del Locus Festival che ha messo a disposizione diversi parcheggi in zona per evitare code e agevolare la circolazione dei mezzi.
FOTOSERVIZIO: Mario Rosato