Si è tenuto ieri lo spettacolo al Teatro Sociale dedicato alle donne nell’ambito del progetto “Intrecci di Musica e Letteratura”. Oggi attese due repliche
FASANO – Due lunghi anni. Tanto tempo è passato prima di rivedere i ragazzi del liceo “L. da Vinci” calcare il palco del Teatro Sociale con lo spettacolo di punta dell’intero anno scolastico, ormai protagonista da quattordici anni, nell’ambito del progetto “Intrecci di Musica e Letteratura”. Quest’anno lo spettacolo è stato dedicato a quelle che un antico proverbio cinese definisce “l’altra metà del cielo”, le donne. Un’idea nata dai docenti Michele Iacovazzi e Mina Corelli già due anni fa, e che la pandemia ha potuto soltanto rinviare.
Donne, che per secoli si sono viste negare i diritti più elementari; donne, che per secoli, in migliaia dall’America all’Europa, sono state torturate e uccise, accusate di stregoneria. Una metà del cielo che nel corso dei millenni si è dunque capovolta, ed è proprio da quella simbolica inversione che lo spettacolo “Il cielo capovolto. Streghe: le donne che hanno cambiato il mondo” prende origine. L’opera, andata in scena ieri sera (29 maggio), ha visto la collaborazione di ben settantacinque ragazzi dell’istituto diretto da Maria Stella Carparelli, coadiuvati dalla maestra di danza Enza Consoli e dalla maestra di recitazione Veronica Calella.
“Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle” diceva Voltaire, ed in effetti è vero, se si pensa che le accuse di stregoneria vertevano su mere superstizioni, spesso semplici difetti fisici, ma erano inoltre segno di una vera e propria paura di trovarsi di fronte una persona che “pensava” troppo. Ed è così che entrano in scena le streghe sulle note de «I Santi» di Branduardi. Ognuna di loro impersona figure diverse, dalla religione (Lilith, Eva) alla mitologia antica (Circe, Striges, Eritto), per non dimenticare la figura di Medea, degnamente rappresentata dalla brava Mariasole Corelli.
Ogni donna ha lasciato, nel corso di una storia che gli uomini sembravano aver già scritto per loro, un segno, una scintilla di progresso per l’universo femminile. Così l’aviatrice Amelia Earhart ha il coraggio di diventare la prima donna a sorvolare l’Atlantico, e la neurologa Rita Levi Montalcini abbandona un sicuro futuro da moglie e mamma per mettersi al servizio della ricerca scientifica, fino a vincere il Nobel. L’attivista afroamericana Rosa Parks sceglie di non cedere il posto, fino al termine della segregazione razziale americana, la suffragetta Emmeline Pankhurst non smette di protestare fino al diritto di voto delle donne nel Regno Unito. Ed ancora Virginia Woolf, che sceglie il suicidio pur di sfidare i nazisti che cercavano il marito e la società che perseguitava lei, non libera di amare una donna, e la nostra Palmina Martinelli, vittima di inaudita violenza per la sola colpa di non essersi piegata al viscido sistema della prostituzione.
Non mancano i rimandi alle fiabe che spesso hanno visto come antagoniste le streghe, come Hansel e Gretel e Biancaneve (degna di nota la bravissima interpretazione di Elena Digeronimo nei panni di Grimilde), così come i rimandi a molte situazioni odierne, dalle donne ucraine a quelle afghane.
Il cast corale ha saputo interpretare con estrema bravura le varie fasi di una storia a tinte oscure, qual è stata quella presente dai processi del Tribunale della Santa Inquisizione ai giorni nostri. Di notevole rilievo anche gli intermezzi musicali di molti artisti della musica italiana: Loredana Bertè con “Non sono una signora”, Noemi con “L’amore si odia”, Giorgia con “Quando una stella muore”, Patty Pravo con “La Bambola”, Fiorella Mannoia con “Resistenza” e “Quello che le donne non dicono”, ed ancora molti altri, da Zucchero a Vecchioni, da Levante a Carmen Consoli, da Ornella Vanoni a Elisa, da Venditti a De Andrè, tutti artisti che hanno, in parte o totalmente, saputo interpretare l’universo femminile.
Un universo che ieri sera si è finalmente capovolto, grazie a uno spettacolo che ha reso dignità all’altra metà del cielo, una metà che solo ora forse stiamo riconoscendo nella sua interezza. Perché, l’intera pièce si conclude con queste parole, «Quando pronuncerete la parola “strega”, fatelo con dolcezza e orgoglio, trasformate il sacrificio, la violenza, l’umiliazione… in memoria viva, carattere, azione!»
Lo spettacolo andrà in replica stasera alle ore 18.00 e alle ore 21.00, nuovamente presso il Teatro Sociale.
Fotoservizio di Francesco Schiavone.